Rassegna storica del Risorgimento

REPUBBLICA NAPOLETANA 1799; RUSSO VINCENZO
anno <1979>   pagina <150>
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Girolamo Addeo
dei nostri calcoli, misura delle azioni nostre siano i secoli, e le nazioni, la loro miseria o la loro felicita. Le idee e gli uomini dei tempi quieti, quando le nazioni stanno in fiore, o si sfacciano in lenta morte, non sono già quelli della rivoluzione, vortice immenso di attività, e di nuova vita. Scordiamo la nostra esistenza noi stessi: la vita di un repubblicano è la repubblica; e per quanto la repubblica vivrà, non saremo no morti noi. Cosa sono gl'individui nella causa immensa del genere umano? L'Oceano è in tempesta; gl'infiniti granèlli delle sue arene sono agitati, sbattuti, ma la tempesta si calma, e l'oceano e la terra, nella somma rimangono gli stessi...
Legislatori, commilitoni, noi siamo in un punto ben delicato, per la fama nostra. All'epoca dei nostri tempi non si tratta già di ordinarj vizj, o di solite virtù: noi saremo l'esecrazione o la tenerezza di tutta la posterità; saremo a' suoi occhi gl'infami dei secoli, o i più grandi eroi: poiché il destino dell'universo è nelle mani dei repubblicani di oggidì, e dipende da questo punto dai tempii e dagli uomini che vivono in esso. Non udite voi rimbombar verso di noi dai più rimoti secoli avvenire il fremito, la disperazione di tante migliaia di milioni di uomini? Non vedete dall'altra banda i loro sguardi a noi rivolti, le loro mani fraterne alzate a noi per offrirci i nostri stessi benefizi, la loro felicità, la loro gioja, benedicendoci e bagnando di lagrime di riconoscenza, le nostre ceneri, ed eternando fra un perpetuo tempestare di applausi, i nostri nomi?
O voi tutti che da ogni angolo dell'Europa avete gli sguardi fisi su questa nostra più bella parte d'Italia, sorgete tutti a nostra distruzione, se non sapremo noi difendere con ardore pari alla sublimità sua la causa della libertà... Deh! corriamo intrepidi dove i nostri teneri amici, i cari parenti ci chiamano a tin­gere le nostre spade nel sangue loro sparso atrocemente dai nemici della patria: le nostre spade attigneranno in quel sangue Io sterminio sicuro dei nostri nemici. Non fremono già intorno al nostro cuore tante voci altissime di vendetta, quante furono stille del loro sangue versato?... Ma oimé! qual vendetta. Perché lace­rare anche più le nostre membra. Perché stracciare le nostre viscere? Sì, odio immenso, eterno alla tirannia, cagione di tanti mali; distruzione ai grandi rei, ai calcolatori delle scelleraggini: ma coi traviati, coi sedotti! ... oh! laviamo le loro mani ancora lorde e quasi fumanti del sangue dei nostri laviamole colle lagrime della fratellanza, e della generosa pietà, colle lagrime sparse sulle comuni miserie, e sul loro traviamento. Sulle ossa dei nostri amici, insultate con feroce scherno da sicarj più vili della stessa tirannide, andiamo a giurare la perpetuità della nostra repubblica. La perpetuità della repubblica sarà la degna vendetta di chi cadde per sostenerla.
La libertà è stata sempre onnipotente. Cesserebbe di esserlo solo per noi? La tirannia, qual vertiginosa cometa, scrosciò talora sull'astro della libertà; ma s'infranse in un attimo e svanì, e la libertà apparve più luminosa.
Figli della gloria, dall'alto dei destini è suonata già l'ora tremenda ai re. La libertà ha snudato il suo brando di morte, e lo ruota già sulle teste dei ti­ranni: giuriamo su quello, e in breve avremo rivendicati con esso nel cuor dei tiranni i vilipesi diritti dell'Umanità, ed avremo col loro sangue scritto nel tempio dell'universal felicità l'indipendenza perpetua delle nazioni.