Rassegna storica del Risorgimento

ALBANIA RELAZIONI CON L'ITALIA 1884-1911; GARIBALDI RICCIOTTI C
anno <1979>   pagina <470>
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Ennio Maserali
pochi numeri, Appena nel luglio 1908, in seno al movimento degli italo-albanesi, la corrente azionista che si allacciava a Ricciotti Garibaldi tornava a disporre di un portavoce, con il trasferimento a Roma di una testata già apparsa a Ragusa in Dalmazia e poi a Trieste, Shpnésa é Shcypeniis (La Speranza del­l'Albania); direttore e redattore capo ne erano Nikola bey Ivanay, un pubblicista originario dell'alta Albania, e rispettivamente l'aw. Terenzio Tocci. Nelle sue enunciazioni programmatiche, il giornale lamentava la tiepida rispondenza del­l'Italia ufficiale alle sollecitazioni che le provenivano dalle colonie italo-alba­nesi in favore della madrepatria, mentre sottaceva la condizione, storicamente fondamentale, che il governo di Roma, malgrado le sue simpatie verso le popo­lazioni balcaniche in lotta per l'emancipazione nazionale, non poteva in ogni caso compromettere le sue relazioni con Vienna.36)
Tali preoccupazioni di politica estera dovevano spingere il ministero Gio-litti ad ordinare a prefetti, carabinieri, guardia di finanza e marina d'impedire con ogni mezzo una spedizione di volontari in Albania allorché nella primavera del 1911 cominciavano a profilarsi concrete prospettive per un'impresa del ge­nere, essendosi riaccesa nel nord di quel paese la ribellione contro il regime dei Giovani Turchi.37' I limoni della Consulta oltre che naturalmente della Sublime Porta, per un intervento garibaldino non apparivano infondati, data anche la presenza nei luoghi dell'insurrezione di alcuni agenti italo-albanesi, quali Te­renzio Tocci, Marco Fori ini ed altri. Particolarmente attivo il Tocci, che aveva raggiunto in aprile i territori dei Dukagini e dei Mirditi per promuovervi un governo rivoluzionario, secondo un progetto su cui s'era pronunciato favorevol­mente Ricciotti Garibaldi con promesse di aiuti. Difatti alcuni capi della rivolta, riuniti il 27 aprile a Ghiines, si costituivano in governo provvisorio d'Albania affidandone la presidenza a Tocci; questi ne dava pronta comunicazione a Ric­ciotti Garibaldi avvisandolo che si poteva contare sopra trentamila uomini atti alle armi e pregandolo di venire subito, portando seco un po' di armi .
Ma gli incessanti appelli di Tocci sia al generale sia agli ambienti italo-albanesi rimanevano senza esito, e anche in conseguenza di ciò tramontavano le speranze degli insorti d'impadronirsi rapidamente di San Giovanni di Medua, Alessio, Puka e Vaudens e stimolare, sull'onda di questi successi, una solleva­zione anche nella Toscheria. Dopo un mese d'attesa, alla notizia che dai porti italiani non riuscivano a filtrare né uomini né armi, detto governo provvisorio rompeva gli indugi e decideva d'investire San Giovanni di Medua e Alessio. L'attacco conseguiva ben modesti risultati, limitati all'occupazione il 4 giugno della fortezza di Alessio, peraltro evacuata nella stessa giornata a causa della reazione della guarnigione ottomana. Di fronte alla necessità di assicurarsi direttamente dell'invio di aiuti dall'Italia, Tocci allora ripassava il confine turco-
35) Nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze si conservano i soli n. 1 del 20 marzo e n. 2 del 10 aprile 1906.
3*) L'Italia e l'Albania, in Shpnésa é Shcypeniis - La Speranza dell'Albania dell'1-16 luglio 1908; v. anche A. TORRE, Italia e Albania durante le guerre balcaniche (1912-1913), in Rivista d'Albania, a. I (1940), fase. II-III-IV, in part. fase. Ili, p. 226.
37) Cfr. A.F.M. BIAGINI, La lotta per l'indipendenza albanese nei rapporti degli addetti militari italiani (1911-1912), in Skèjzat (Le Pleiadi), numero dedicato a E. Koliqi, a. a. [ma 1978], pp. 251-261.
38) T. Tocci, Il governo provvisorio d'Albania, Cosenza, 1911, p. 43. In realtà il numero degli insorti era di molto inferiore, come rilevato anche da A.F.M. BIAGINI, La lotta per l'indipendenza albanese cit.