Rassegna storica del Risorgimento
ALBANIA RELAZIONI CON L'ITALIA 1884-1911; GARIBALDI RICCIOTTI C
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Ennio Maserali
pochi numeri, Appena nel luglio 1908, in seno al movimento degli italo-albanesi, la corrente azionista che si allacciava a Ricciotti Garibaldi tornava a disporre di un portavoce, con il trasferimento a Roma di una testata già apparsa a Ragusa in Dalmazia e poi a Trieste, Shpnésa é Shcypeniis (La Speranza dell'Albania); direttore e redattore capo ne erano Nikola bey Ivanay, un pubblicista originario dell'alta Albania, e rispettivamente l'aw. Terenzio Tocci. Nelle sue enunciazioni programmatiche, il giornale lamentava la tiepida rispondenza dell'Italia ufficiale alle sollecitazioni che le provenivano dalle colonie italo-albanesi in favore della madrepatria, mentre sottaceva la condizione, storicamente fondamentale, che il governo di Roma, malgrado le sue simpatie verso le popolazioni balcaniche in lotta per l'emancipazione nazionale, non poteva in ogni caso compromettere le sue relazioni con Vienna.36)
Tali preoccupazioni di politica estera dovevano spingere il ministero Gio-litti ad ordinare a prefetti, carabinieri, guardia di finanza e marina d'impedire con ogni mezzo una spedizione di volontari in Albania allorché nella primavera del 1911 cominciavano a profilarsi concrete prospettive per un'impresa del genere, essendosi riaccesa nel nord di quel paese la ribellione contro il regime dei Giovani Turchi.37' I limoni della Consulta oltre che naturalmente della Sublime Porta, per un intervento garibaldino non apparivano infondati, data anche la presenza nei luoghi dell'insurrezione di alcuni agenti italo-albanesi, quali Terenzio Tocci, Marco Fori ini ed altri. Particolarmente attivo il Tocci, che aveva raggiunto in aprile i territori dei Dukagini e dei Mirditi per promuovervi un governo rivoluzionario, secondo un progetto su cui s'era pronunciato favorevolmente Ricciotti Garibaldi con promesse di aiuti. Difatti alcuni capi della rivolta, riuniti il 27 aprile a Ghiines, si costituivano in governo provvisorio d'Albania affidandone la presidenza a Tocci; questi ne dava pronta comunicazione a Ricciotti Garibaldi avvisandolo che si poteva contare sopra trentamila uomini atti alle armi e pregandolo di venire subito, portando seco un po' di armi .
Ma gli incessanti appelli di Tocci sia al generale sia agli ambienti italo-albanesi rimanevano senza esito, e anche in conseguenza di ciò tramontavano le speranze degli insorti d'impadronirsi rapidamente di San Giovanni di Medua, Alessio, Puka e Vaudens e stimolare, sull'onda di questi successi, una sollevazione anche nella Toscheria. Dopo un mese d'attesa, alla notizia che dai porti italiani non riuscivano a filtrare né uomini né armi, detto governo provvisorio rompeva gli indugi e decideva d'investire San Giovanni di Medua e Alessio. L'attacco conseguiva ben modesti risultati, limitati all'occupazione il 4 giugno della fortezza di Alessio, peraltro evacuata nella stessa giornata a causa della reazione della guarnigione ottomana. Di fronte alla necessità di assicurarsi direttamente dell'invio di aiuti dall'Italia, Tocci allora ripassava il confine turco-
35) Nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze si conservano i soli n. 1 del 20 marzo e n. 2 del 10 aprile 1906.
3*) L'Italia e l'Albania, in Shpnésa é Shcypeniis - La Speranza dell'Albania dell'1-16 luglio 1908; v. anche A. TORRE, Italia e Albania durante le guerre balcaniche (1912-1913), in Rivista d'Albania, a. I (1940), fase. II-III-IV, in part. fase. Ili, p. 226.
37) Cfr. A.F.M. BIAGINI, La lotta per l'indipendenza albanese nei rapporti degli addetti militari italiani (1911-1912), in Skèjzat (Le Pleiadi), numero dedicato a E. Koliqi, a. a. [ma 1978], pp. 251-261.
38) T. Tocci, Il governo provvisorio d'Albania, Cosenza, 1911, p. 43. In realtà il numero degli insorti era di molto inferiore, come rilevato anche da A.F.M. BIAGINI, La lotta per l'indipendenza albanese cit.