Rassegna storica del Risorgimento
ALBANIA RELAZIONI CON L'ITALIA 1884-1911; GARIBALDI RICCIOTTI C
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1979
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Libri e periodici
Basterebbe il nome di Pietro Giordani per determinare il simbolo di un fermento culturale che già aveva i suoi alfieri in Melchiorre Gioia e Giuseppe Taverna, ma che risaliva ad un'epoca precedente. Addirittura si potrebbe risalire al sec. XIV quando temporaneamente Piacenza ospitò lo Studio di Pavia.
Inserita nel vivo della cultura illuministica, la città durante gli anni che vanno dalla seconda metà del XVIII secolo alla fine dell'epoca napoleonica (che comportò l'aggregazione politica alla Francia), male si adeguò a vivere la placida ma oscurantista età della Restaurazione, con le sue Duchesse che mal dissimulavano la soggezione all'Austria, attraverso un clericalismo cieco ed intollerante.
La miscellanea di scritti che qui si presenta, riporta in pieno il clima di una Piacenza ottocentesca, direttamente legata ai lieviti culturali del secolo dei lumi. Tra i tanti segnalo i tre saggi dedicati a Melchiorre Gioia (rispettivamente di M. Cerniti, V. Agosti, C. Sforza Fogliani), quello di L. Mezzadri sulla corrispondenza fra Anselmo Caffé ed Eustachio Degola, quello di C. Dionisotti su Giuseppe Taverna, i due articoli di R. Schippisi e S. Timpanaro su Pietro Giordani, quello di P. Castignoli su Bernardo Pallastrelli. Insistiamo sulla figura del Gioia, uno dei più eminenti personaggi italiani a cavallo tra i due secoli, che da un passato giacobino si era convertito ad una visione moderatamente democratica della società ed aveva portato il pensiero degli ideologi settecenteschi ad una concreta maturazione, confrontandolo con la realtà italiana.
La sensata accusa del Cuoco contro l'astrattezza dei filosofemi politici importati da oltr'Alpe, era forse stata intuita anche dal Nostro, anche se non in modo identico. Cultore importante di studi economici e statistici, giornalista, teorico di diritto costituzionale, patriota, il Gioia fu anche sostenitore, nel 1798, dell'apertura di nuovi teatri per l'educazione popolare. Meno nota è la circostanza che un suo libro avesse fornito ad Alessandro Manzoni l'ispirazione per i suoi Promessi sposi, con la citazione d'una guida secentesca.
Un capitolo a parte merita inoltre la storia del <c gabinetto di lettura , fondato da Pietro Giordani nel 1820 con l'apporto del pedagogista Taverna del Poggi, del conte Pol-lastrelli, di Pietro Gioia e di altri personaggi cittadini.
Tale istituzione era l'erede di quella ce Società di filosofia e belle lettere (poi e Società letteraria ) sorta nel 1784 ad iniziativa dell'illustre Giandomenico Romagnosi e del pittore Gaspare Landa, di cui erano stati membri uomini come: lo storico Poggiali, il Gervesi ed altri.
Essa aveva compiti prettamente culturali e non politici (né palesi né segreti), ma nel 1831 in pratica fu soppressa, per intervento diretto dell'Austria sul proprio gauleiter nel Ducato parmense. Esiste a tal proposito una lettera finora inedita del presidente Giordani al Governatore, per nulla battagliera ed impegnata, che dimostra la inutilità, anche ai fini reazionari, della misura presa a titolo preventivo.
Ma tant'è: al Giordani non rimaneva che dedicarsi alle lettere predilette e rinunciare ad ogni altra iniziativa sul piano sociale. Frutto delle nuove sue fatiche le traduzioni ed i suoi saggi critici su Lucano, letto in chiave moderna.
Altre veloci considerazioni possono essere fatte sul Taverna, non solo nota figura di educatore, ma erudito di gran valore, cultore di letteratura, così come il già citato Polla-strelli, che invece era editore di importanti fonti documentarie sulla storia di Piacenza.
Importante, sempre in questa notevole raccolta di monografie che dalla storia locale travalicano in quella nazionale, il carteggio inedito di Anselmo Caffé ed Eustachio Degola che va dal 1794 al 1796 e che fa nuova luce sulla vita religiosa nel Ducato.
Altri studi completano il volume: su Stefano Fermi, allievo di Guido Mazzoni e storico attento, su Mons. Mosconi, consigliere di Vescovi, su di un prezioso album di disegni appartenuto a Costanza Monti Perticari (di cui undici opere, di artisti tra il '700 e l'800, sono riprodotte fuori testo) custodito all'Archivio Piancastelli e su gli ex voto nel Piacentino.
I saggi sono editi sotto l'egida del Comitato per la promozione degli studi piacentini.
GIANFRANCO E. DE PAOLI