Rassegna storica del Risorgimento
ALBANIA RELAZIONI CON L'ITALIA 1884-1911; GARIBALDI RICCIOTTI C
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1979
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482
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482 Libri e periodici
Tutto il primo capitolo, come già veduto, dedicato agli Stati italiani all'indomani dell'elezione di Pio IX, è spinto su binari contestativi davvero pesanti ed esagerati, che non trovano riscontro nella storiografìa più assennata ed accurata. Parlando di Carlo Alberto e del Piemonte, di Gregorio XVI e dello Stato pontificio, Pedìo si pone su un piano ideologico aprioristico di netta polemica politica.
Se è vero che anche Romeo ha dato del sovrano sabaudo un giudizio nel complesso negativo, esso è ben più temperato ed equilibrato, come temperate ed equilibrate sono le considerazioni sulle condizioni generali del Piemonte, da Pedìo classificato Stato <c tra i più arretrati d'Europa secondo il parere di Mack Smith, ce Intelligenti pauca... ! Caracciolo, dal canto suo, nel recentissimo contributo apparso nel volume sullo Stato pontificio della Storia d'Italia, diretta da Giuseppe Galasso, non ha certamente smentito le valutazioni sull'opera di Gregorio XVI ma ha avuto l'onestà di reputarlo e non mediocre pontefice. Il libro è punteggiato da vibranti accuse di ce intollerabile sfruttamento economico e di egoismo di ima classe sull'altra e da censure, che per avere forza finiscono con l'essere pleonastiche (la burocrazia napoletana è corrotta, abulica, avida ed incapace ).
L'autore raggiunge, infine, il culmine della polemica, quando, nel riferire della mala fede, con cui erano state fatte naufragare le istanze popolari avanzate in seguito alla concessione della Costituzione, da posizioni, che non è esagerato definire qualunquistiche, commenta che ce sono state ritenute secondo i tempi sanfediste, antiliberali, reazionarie, legittimiste, clericali, antinazionali, sovversive, antidemocratiche o addirittura fasciste tutte quelle richieste che, invocanti migliori condizioni di vita e maggiori libertà civili, tendono, in una società male organizzata, a ridurre le posizioni di strapotere economico e politico della classe dirìgente saldamente legata ai propri interessi e sempre in netto contrasto con chi ad essa si oppone per conquistare maggiori libertà politiche e civili e migliori condizioni di vita . Non sarebbe stato certo inopportuno che anche lo studioso lucano si fosse documentato sul grado di partecipazione popolare alla ce vita politica negli Stati europei d'avanguardia: ciò lo avrebbe portato a notare che in Inghilterra, la culla della democrazia, nel 1832 era ammesso al voto il 4,7 della popolazione e che solo nel 1867 la percentuale raggiunse 1*8,5 .
L'autore di Classi e popolo..., così sensibile alla problematica economico-sociale, avrebbe potuto leggere ed eventualmente smentire le impegnative affermazioni sul miglioramento globale dell'economia e pubblica e privata, dal 1830 in avanti, fatte dal Demarco nella relazione al XLVIII congresso nazionale del nostro Istituto.
Inutile e ingiustificata è l'accusa di ignoranza della pubblicistica economica mossa alla storiografia et liberale postunitaria , quando si ricordi, e la considerazione è del Moscati, che la tendenza ad affrontare con et più vigile attenzione i problemi economico-sociali rispetto a quelli ce tradizionali, politici ed etico politici è emersa solo nel secondo dopoguerra.
L'opera, lo abbiamo riconosciuto, ha degli aspetti accettabili, ma i risultati, a nostro avviso ed utilizziamo un ammonimento storiografico di Fausto Ponzi, sarebbero stati davvero scientificamente validi se si fossero fondati ce sulla accettazione e utilizzazione leale di tutte le fonti, senza arbitrarie selezioni e deformanti esclusioni anche di fondamentali elementi già acquisiti .
Da ultimo, mentre è da accogliere con favore l'analitico indice dei nomi e delle cose notevoli, non può non essere rilevata la scadente composizione tipografica, culminata nella posposizione di righe e in frequenti errori, alcuni dei quali, per i nomi, clamorosi (Solaro della Margherita, Stebini e Luzzato).
VINCENZO PACIFICI
NICOLA. CINNELLA, Michele Palmieri di Miccichè; Palermo, Sellerio editore, 1976, in 8, pp. 316. L. 8.000.
La monografia, pubblicata in veste accurata dall'editore palermitano Sellerio, si rivela brillante ed attenta sin dalle prime pagine. Massimo Colesanti, nella premessa, intitolata emblematicamente La protesta di Miccichè, puntualizza la ce fortuna dell'originale ari-