Rassegna storica del Risorgimento

ALBANIA RELAZIONI CON L'ITALIA 1884-1911; GARIBALDI RICCIOTTI C
anno <1979>   pagina <483>
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Libri e periodici
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stocratico siciliano e ripercorre le tappe salienti delle ricerche e delle indagini compiate da Nicola Cinnella in archivi italiani, francesi, belgi, inglesi e svizzeri.
Granella, informato minuziosamente sulla bibliografia esistente, ha scavato in una massa enorme di documenti (rapporti di polizia, lettere ufficiali e private, memoriali, do­mande, suppliche, note polemiche e addirittura un'opera inedita), attraverso la quale è in grado di offrire la figura di Michele Palmieri di Miccichè definita in ogni sfumatura. Sta-diato particolarmente dai oc francesisti , Miccichè non aveva, fino a qualche anno fa, destato l'interesse degli storici, ai quali può offrire notizie interessanti con i suoi scritti contro Luigi Filippo e che, al contrario, solo in rari casi hanno guardato a due opere [Pensées et souvenirs historiques et contemporains, suivis d'un Essai sur la tragèdie an­cienne et moderne et de quelques apercus politiqu.es e Moeurs de la cour et des peuples aes Deux-Siciles) dedicate alle vicende risorgimentali e ad una terza (// Duca d'Orléans e gli emigrati francesi in Sicilia, ossia la giustificazione degli Italiani), oc prima anta del trittico antiorleanista .
Dopo aver seguito la prima fase, esuberante e stravagante, della vita di Michele Palmieri, protrattasi fin oltre i quaranta anni, Cinnella analizza la seconda, quella con­traddistinta dall'impegno patriottico e culturale, con matura attenzione critica e sicura puntigliosità nell'esame dei dettagli.
La partenza per l'esilio avvenne nel novembre 1820 e fu dettata da motivi pruden­ziali, non essendo stata assunta, almeno all'inizio, alcuna misura restrittiva della libertà. L'espulsione fu sancita il 23 dicembre 1822 a conferma della scarsa pericolosità antiborbo­nica di Palmieri, allora ancora fedele alle posizioni ce separatistiche .
Soltanto nel 1830, e Palmieri aveva ormai superato i cinquanta anni, secondo Cin­nella, che non manca di provare la sua tesi, può dirsi conclusa la sua evoluzione politica: dopo i tristi avvenimenti di Modena, dello Stato pontificio e del regno delle Due Sicilie egli ormai era un uomo che anelava, si batteva e si esponeva per veder realizzata l'unità d'Italia sotto un governo costituzionale .
Cinnella data al 1822 l'inizio dell'amicizia con Stendhal, amicizia grazie alla quale, come è stato chiarito, il francese deve l'ispirazione, tra l'altro, della Chartreuse.
Il primo ed il secondo volume delle Pensées, pubblicati nell'ottobre e nel dicembre 1830, testimoniano del mutamento di posizioni nei confronti di Luigi Filippo. L'appoggio entusiastico, trasformatosi prima in cauta crìtica, culminò, tra il maggio 1831 e il feb­braio 1832, nella apertissima polemica, più sovente personale che politica, dei due opuscoli Le Due d'Orléans, tradotto contemporaneamente in italiano dallo stesso Palmieri, e A chacun selon sa capacità, à chaque capacità selon ses oeuvreB, ou le Faux-doctrinaire et le liberal, e del . dramma favoloso tragicomico , Le Nouveau Gargantua. Quest'ultimo scritto, come mette in risalto Cinnella, spense l'astio contro Luigi Filippo, d'allora in poi criticato oc in modo più equilibrato , specie riguardo il mancato interessamento per la oc questione italiana . Dopo la pubblicazione delle Moeurs, avvenuta nel gennaio 1837, Palmieri attraversò un periodo particolarmente critico, dal quale potè liberarsi, rientrando, dopo quasi diciotto anni, in Italia. Visse fino al 1848, oc finché i tempi lo costrinsero a mordere il freno , silenzioso ed inattivo, impossibilitato dal grigio rigore imperante ad animare la sua vena di esperto polemista. Fermatosi nel 1838 in Toscana, utilizzò le amicizie giovanili, prima fra tutte quella con il famigerato ministro della polizia napole­tana, marchese Del Carretto, quali canali per ottenere la grazia del perdono e la possibilità di rientrare nel regno.
Dopo molte pressioni e alcune forti delusioni, raggiunse un primo parziale risultato con la concessione, ottenuta nel 1842, di soggiornare a Napoli. Tre anni più tardi, al ter­mine di noiose diatribe familiari, protrattesi per decenni e durante le quali Michele Pal­mieri sicuramente non dette brillante misura della sua statura morale, ritornò definitiva­mente in Sicilia. Divenuto amico di Rosalino Pilo, nel 1848 ne fiancheggiò con due arti­coli e un opuscolo la lotta e l'opera.
Sembra una constatazione paradossale, riferita ad un uomo prossimo ai settanta anni, eppure soltanto con questo sodalizio spirituale la posizione politica di Palmieri trovò il conclusivo coronamento nell'ideale istituzionale repubblicano. Comunque, assistito al trionfo