Rassegna storica del Risorgimento
ALBANIA RELAZIONI CON L'ITALIA 1884-1911; GARIBALDI RICCIOTTI C
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1979
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Libri e periodici
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II movimento operaio e socialista in Italia e m Germania dal 1870 al 1920, a cura di Leo Valiani e Adam Wandruszka (Istituto trentino di cultura, pubblicazioni delllsti-tuto storico italo-germanico in Trento, quaderno n. 2); Bologna, Il Mulino, 1978, in 8, pp. 387. L. 8.000.
Un contributo di primo ordine tanto sul piano della ricostruzione storica in vista di nuove prospettive d'indagine, quanto sul piano dell'esame comparato del movimento operaio italiano, germanico ed austriaco nel cinquantennio che giunge alla prima guerra mondiale, a partire dal 1870, è il presente volume che raccoglie gli atti di una settimana di studio organizzata nel '76 dall'Istituto storico italo-germanico a Trento, dietro il coordinamento di Valiani e Wandruszka. Non è possibile indicare le convergenze e le differenze tra i movimenti, le lotte politiche sociali, le alterne vicende di questo mezzo secolo sia in Italia che in Germania ed in Austria, senza andare in profondità per ogni relazione o contributo di ricerca storica; il che esula dai nostri intenti. Ma indubbio per altro è il significato a politico che si ricava dall'insegnamento dei fatti con l'esito disastroso del socialismo riformista o rivoluzionario (in Germania e in Italia) negli anni che precedono o seguono la prima guerra mondiale, con il riconoscimento dei limiti (o degli errori) connessi con la struttura organizzativa, le scelte politiche, i dibattiti dei vari movimenti politico-sociali; se il socialismo nei vari paesi ha un suo carattere, ed una sua storia che viene ricostruita con dovizia di particolari e penetranti analisi, sia nelle relazioni generali di Valiani, "Wandruszka, Mittmann, Lonne, sia nei contributi più specifici di Manacorda, Hesse, LUI ecc., a noi è parso assai interessante per ima verifica della natura, delle prospettive, delle battaglie politiche del partito, il saggio di Arduino Agnelli che studia il socialismo triestino, spiegandone la particolare funzione e realtà: a Consapevoli della loro funzione di tramite, i socialisti triestini importano nell'Impero absburgico, se l'espressione può essere consentita, un ammontare di cultura assai superiore a quello che, per loro mezzo, giunge all'Italia dallo spazio che, con espressione anche troppo fortunata, si è abituati a chiamare mitteleuropeo. Assai più rilevante è la missione, che essi ritengono loro assegnata, di far conoscere in Italia le peculiarità della situazione politica sull'Impero austro-ungarico. Di notevole peso, in questa direzione, sono i legami molto stretti stabiliti tra i giornali che vedono la luce nell'impero e quelli che vengono stampati nel regno, per non dire dei convegni che vengono realizzati a questo specifico fine e dell'azione svolta a titolo individuale e che tuttavia giunge ad espressione pubblica, allorché si concreta in forma editoriale (pp. 222-23). L'angolatura adriatica, l'istanza irredentistica, il rapporto con il mondo slavo, il programma federativo, i risultati elettorali, il dibattito politico e culturale intorno all'Irredentismo adriatico del Vivante, le ultime fasi di lotta politica a cavallo della guerra ecc. costituiscono i punti fermi di una trattazione assai acuta e penetrante. Un utile contributo di Sergio Zaninelli sullo stato degli studi e sulle prospettive di ricerca relativamente al movimento contadino e alle lotte sindacali nelle campagne italiane nel primo Novecento conclude il volume (nel quale sarebbe venuto opportuno un indice dei nomi).
RENATO GIUSTI
GIUSEPPE DI TARANTO, Società e sottosviluppo nell'opera di Josué De Castro; Genève, Cahiers internationaux d'histoire économique et sociale, voi. X, 1978, in 8, pp. 116. S.p.
Questo breve e preciso studio sul noto sociologo brasiliano tende soprattutto a chiarire la collocazione scientifica e politica di De Castro. In particolare Di Taranto afferma che, nonostante la sua apertura verso gli studiosi marxisti, De Castro non può essere confuso con loro. Molti sono i punti di contatto (condanna del capitalismo e del colonialismo, auspicio di una radicale riforma agraria), ma profondi sono anche i dissensi: De Castro credeva fermamente nel cosiddetto dualismo economico del mondo latino-americano, cioè nel sovrapporsi di elementi feudali e capitalistici nella stessa economia, rifiutando la definizione neo-marxista di capitalismo primitivo usata per l'America meridionale. Le riforme per lui, quindi, debbono tendere alla diversificazione produttiva più che alla