Rassegna storica del Risorgimento

COMITATO LATINO DI PARIGI; MONTANELLI GIUSEPPE
anno <1980>   pagina <5>
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G. Montanelli e il Comitato latino
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nel caso di nuovi eventi non abbiate la menoma fiducia nel Montanelli, perché è uomo destituito affatto di senso pratico e naturalmente inclinato alle esagerazioni. Un anno fa ni circa io credeva di averlo ridotto a quelle opinioni che mi paiono ragionevoli; ma l'uomo è tale che quando te ne credi sicuro, egli ti sguizza di mano senza che altri ed ei medesimo se ne avvegga.13)
Una serie di rilievi singolarmente coincidenti con quelli già fatti da Giu­seppe GiustiM) o che farà più tardi Ferdinando Petruccelli della Gattina: troppo coincidenti perché non se ne debba far conto o li si debba considerare come semplice frutto di risentimenti personali. Ha, a parte ciò, il più informato sui meccanismi della creazione del Comitato latino, e sulla parte avutavi dai protagonisti, era comunque Mazzini, il quale probabilmente vedeva giusto quando ipotizzava che Montanelli aveva profittato della buona fede di Lesnannais e degli altri firmatari del Manifesto del 17 agosto per fare, di una dichiarazione di principi, lo strumento da contrapporre a quel Comitato democratico europeo al quale, richiesto, non aveva voluto aderire. Secondo le parole di Quadrio Latmen-nais e gli altri sans penser à mal sottoscrissero il Manifesto; anzi Schoelcher, che fu qui a Londra, confessò che non l'aveva bene esaminato; e lettolo, lo disapprovò altamente e propose un accomodamento .16) Questo per la storia; ma, a ben guardare, il punto era un altro. Quando Montanelli aveva notificato a Mazzini il suo insanabile dissenso dal modo di far politica del Comitato londinese e gli aveva scritto, l'8 dicembre 1850, quella lettera che, ben lungi dal proporre sem­plicemente difficoltà e domandare spiegazioni ,17) portava alla luce un dis­sidio che non poteva essere più radicale ,18) ricordava di aver posto un prò-blema molto preciso sul valore del Comitato mazziniano: Io ti diceva aveva osservato che non mi sarei mai potuto attribuire una rappresentanza che non mi fosse stata conferita dai rappresentati; poiché tu m'invitavi a rappresentare
u) Gioberti a G. Multi, 31 ottobre 1851, in Epistolario cit., X, p. 293.
w) a II Montanelli non ha né forte sentire né forte pensare. È uno di quegli animi che si caricano a furia di emozioni cercate [...] Segue un'idea vaga dell'ottimo e non conosce e non si accontenta del bene; e mirando al cielo e sentendosi onesto, può dare il capo nei più grossi spropositi e nelle più basse perfìdie o senza avvedersene o scusandosi a se stesso in grazia del fine. Nel '31 fu della Giovine Italia; nel '33 sansimonista; poi socialista e comunista; poi ateo; poi bacchettone; poi giobertiano, poi daccapo mazziniano: insomma è un essere che per istare in gamba ha bisogno d'appoggiarsi a qualcosa. Fa per fare: se faccia bene o se faccia male non sa o non cura sapere: fa, e tanto gli serve (G. GIUSTI, Cronaca dei fatti di Toscana 1845-1849, in Memorialisti dell'Ottocento, tomo I, a cura di G. TROMBATOBE, Milano-Napoli, R. Ricciardi ed., 1953, p. 383).
ì5> F. PETRUCCELLI della GATTINA, / moribondi del palazzo Carignano, Milano, F. Perei!i, 1862, p. 179: a Montanelli ha portato nella sua vita politica due peccati originali: era poeta e cattolico. Egli ha voluto dissimulare questi due germi di debolezza nell'arma­tura di acciajo di cui deve essere corazzato un uomo di Stato: ma la poesia e l'odore di sacrestia si sono in lui sempre traditi come l'odore del muschio .
16) Quadrio a G. Grilenzoni, 26 settembre 1851, in M. QUADRIO, Epistolario cit.,
H, p. 38.
,7> Tale, secondo lo stesso Montanelli, il senso della sua lettera a Mazzini (Montanelli a L. Valerio, 8 novembre 1854, in R. ROMEO, Inediti risorgimentali. Fra Garibaldi e Vit­torio Emanuele //, in Nuova Antologia, a. 113 (1978), voi. 533, fase. 2125-2126, p. 155).
18) A. M. GHISALBERTI, Giuseppe Montanelli e la Costituente, Firenze, G. C. Sansoni, 1947, p. 214.