Rassegna storica del Risorgimento
MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
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1980
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pagina
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20
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Emilia Morelli
San Pancrazio e, non sapendo i precedenti, si rivolge direttamente all'interessato. La risposta gli giunge prontamente da Brolio il 22 maggio 1878. Massari, che la riceve da Checchetelli in originale il 24, può riprodurre, nel cap. XCIX, il testo preciso delle parole scritte dal Re Vittorio Emanuele con lapis presso la porta principale del Belvedere -
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È ora arrivato il momento di iniziare la parte positiva del mio lavoro.
Comincio con il dire che non è infrequente il caso in cui il purista Massari mette in buon italiano o corregge per ragioni linguistiche il suo informatore. Un esempio nella descrizione dell'incontro del duca di Savoja con il presidente del Consiglio, Cesare Balbo, alla vigilia della guerra del '48. Le notizie provengono da una lettera di Ottavio Balbo, il quale descrive il principe avviluppato in un gran pastrano, che gli copriva gran parte del volto ; Massari sostituisce il pastrano con un gran mantello che Vittorio Emanuele allargò per farsi riconoscere e nel quale si ravvolse , felice delle assicurazioni avute dal ministro.
Restiamo al 1848. Massari deve avere avuto qualche dubbio sul nome dell'aiutante di campo del duca di Savoja, dubbio che risolve da solo giustamente indicando il Davico. Aveva, infatti, chiesto a Paolo Crespi, il fedelissimo di La Marmora, se non si fosse trattato, per caso, di Giacomo Spinola, ma non ne aveva avuto risposta precisa.30'
Le due frasi soldatesche riferite nello stesso capitolo sull'obbedienza militare e sui soldati di cavalleria erano state ricordate dal gen. Ercole Rizzardi, che fra l'altro aveva iniziato la sua carriera nell'arma a cavallo, in una lettera al collega Camillo Lombardini e da questo trasmesse a Massari. Anche qui un mutamento stilistico. L'originale bisogna ciecamente ubbidire a chi ciecamente comanda viene corretto in dobbiamo ciecamente obbedire a coloro che ciecamente ci comandano .31)
Vittorio Emanuele decise da solo quella che sarebbe stata la linea sulla quale avrebbe impostato il suo Regno nei drammatici giorni di fine marzo 1849, tra Novara e la nomina del nuovo [ministero, quando, cioè, scelse la strada di Re statutario per non sconfessare l'opera di Carlo Alberto. Il racconto di Massari è assai succinto e si fonda, soprattutto, sulla testimonianza di Carlo Cadorna, il cui punto di vista era noto attraverso il suo lungo racconto pubblicato dal Brofferio.32> La nuova versione fornita a Massari non si discosta, naturalmente, da quella del 1866, se non per una maggiore insistenza sul colloquio Vittorio Emanuele-Radetzky; non dice cose nuove, anche perché vuole soprattutto riaffermare la esattezza della leggenda di Vignale.
Più interessanti, invece, sono le notazioni di Cadorna, inedite, sul clima politico che circondava il Re fin da Novara, quando il partito liberale italiano era in braccio al dolore, ed allo scoraggiamento; quando pei reazionarii la nostra disfatta era una vittoria; quando essi già si credevano padroni del Governo, e
29) Cap. III. Lettera di Ottavio Balbo del 23 gennaio 1878. 3) Cap. III. Lettera di Paolo Crespi del 5 febbraio 1878.
31) Lettera di Ercole Rizzardi a Camillo Lombardini dei 9 febbraio 1878.
32) Cap. V. Vedi ANGELO BROFFERIO, Storia del Parlamento subalpino iniisiatore dell'Unità d'Italia, voi. Ili, Milano, Battezzati, 1867, p. XCIX sgg. Documento datato Firenze, 19 febbraio 1866.