Rassegna storica del Risorgimento

MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
anno <1980>   pagina <22>
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22 Emilia Morelli
rosone si fosse distaccato;36) ed egli tutto conturbato mi disse: 'abbiamo forti ragioni di credere che quella caduta non sia stata fortuita e che sia stato un criminale tentativo contro il Re ' . Poche righe prima per restare in clima Menabrea si era soffermato a ricordare i risultati della commissione d'inchiesta sulle cause del disastro militare, davanti alla quale era imputato anche l'allora duca di Savoja nella sua qualità di generale; ed aveva tenuto a sottolineare che quando si arrivò alla risoluzione che scagionava i militari dall'accusa di tradimento un solo di essi rifiutò di fiumare quantunque dichiarasse che non aveva scoperto nessuna prova di tradimento, ma non volle firmare perché la di lui convinzione non era ancora stabilita. Ebbene quell'uno fu il Lanza poscia primo ministro di Vittorio Emanuele, Cavaliere dell'Annunziata etc. . Nel 1849, come si sa, Lanza era democratico fra i più turbolenti e lo dimostrerà aperta­mente durante la discussione per la ratifica del trattato di pace. Menabrea e Lanza non andranno mai d'accordo e questi lontani ricordi non hanno certo il crisma dell'imparzialità. Lo capirà Massari e non ne terrà conto alcuno. Proprio a proposito della commissione d'inchiesta scriverà, invece, che ne facevano parte tre onesti e ragguardevoli deputati: Giovanni Josti, Giovanni Lanza e Guglielmo Molla di Lisio . 37J Troviamo un altro elogio di chi contribuì molto colla sua abnegazione ad agevolare lo scioglimento delle difficoltà parlamentari quando Lanza accettò, nel 1858, il ministero delle finanze ed ebbe il merito, a dir di Massari, di porre il Cavour in condizione di poter attendere, senza es­ser distratto da altre occupazioni, alle faccende così importanti della politica estera e dell'interna .38)
Lasciamo da parte i giudizi sul Lanza per sottolineare, invece, la ricon­ferma da parte dell'uomo di destra Menabrea di quel che aveva già affermato il liberale Carlo Cadorna: Non dico queste cose per accusarlo [Lanza]; egli cre­dette di far bene, se così gli dettava la coscienza, ma lo dico per farvi vedere quali prevenzioni irritarono la popolazione in que' momenti, per cui il giovine Re quando si recò in Senato, al palazzo Madama in Torino per giurare, era tutt'altro che popolare.
A questo punto, per seguire l'ordine cronologico, dovrei inserire le notizie fornite da Gustave de Reiset, che si riferiscono ai primi anni di Regno e che presentano differenze non marginali con quello che il diplomatico francese scriverà nei Souvenirs, ima esse sono già state ampiamente e autorevolmente commentate.39 A giustificazione del Massari che non ne tiene conto nella sua biografìa del Re, il fatto che non dovevano servire ad illustrare la figura del Sovrano, ma quella di Alfonso La Marmora. Dopo un primo invio di nuovi documenti il 10 luglio, nella lettera del 20, piena di allegati, Reiset, infatti, accusa ricevuta della biografia di Vittorio Emanuele II, alla quale non risparmia alcune critiche:
Vous avez bien des fautcs de francais dans votre ouvrage. J'ai pensa que peut-etre je pourrais vous ètre utile, si je les corrigeais pour la seconde édition et je suis à votre disposition à cet égard. On écorche Tltalien à Paris corame on fait du Francais à Milan.
36> In realtà Carlo Ignazio Giulio diventerà segretario del Senato solo nella III Legislatura, quella inaugurata il 30 luglio 1849.
37) Cap. VII.
) Cap. XLVIII.
39) Vedi ALBERTO M. GHISÀLBERTI, Noterella su Vittorio Emanuele II, ora in Uomini e cose del Risorgimento e dopo, Catania, Bonanno, 1978, p. 118 sgg..