Rassegna storica del Risorgimento

MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
anno <1980>   pagina <24>
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Emilia Morelli
Frasi spregiudicate di Vittorio Emanuele. Si tratta, per esempio, di un amicissimo di Massari, Sir James Hudson. È un uomo di talento e onestis­simo lo avrebbe definito il Sovrano. Cosa aveva scritto, invece, a Massari il successore di Hudson, Henry Elliot, il 20 aprile 1878? Non ne sapeva molto del Re, ma... I am not likely to forget the first time I ever saw him after being appointed Minister at Turin, when I thought his language more forcible than parliamentary or quite decorous. >He was talking of Sir James Hudson, and his remark was c c'est un fin bor... un diabletment fin B.... '! This was pretty strong for a Sovereign speaking for the first time to a new Minister of his predecessor .
È un modo di fare e di dire di Vittorio Emanuele che non piaceva neppure a Terenzio Marni ani. secondo il quale un'altra singolarità di Ini era questa che i suoi racconti spesso davano nell'iperbolico; e ne componeva quadri di grossi colori e di tinte cariche e fuor di tono, quali posson piacere alla fantasia d'un bersagliere o d'uno zuavo. Tanto l'indole sua e il suo gusto affacciavasi ai gusti e abiti soldateschi .M)
Ma torniamo all'ordine cronologico, per citare la rottura delle relazioni con Vienna dopo il moto del 6 febbraio 1853. Da chi avrà avuto Massari le frequenti citazioni di dispacci di Apponyi? Se la frase del Re a Cavour e a Dabormida è certamente ricostruita su ricordi personali di Massari, quella pronunciata in piemontese nel colloquio con il de Revel è presa pari pari dalla lettera di quest'ultimo.45)
Una simile commistione di fonti la troviamo quando si viene a parlare nel cap. XXXEt delle correzioni ai testi dei discorsi della Corona, a proposito dei quali non poteva mancare il commento politico-letterario di Terenzio Mamiani, il quale scrive: Egli in ciascuno aggiungeva o modificava pur qualche frase e da noi del Governo sempre doveasi riconoscere che sì le aggiunte e sì le modificazioni erano sagge non che opportune. Fin qui Massari è abbastanza fedele alla fonte. Si guarda bene, però, dal riferire il seguito:
Della forma e dello stile non parea pigliarne cura; e nel generale raostravasi scarso oltremodo di cognizioni letterarie, massime delle italiane; e talvolta m'interrogava sulla significazione d'alcuni vocaboli che a me riusciva penoso il doverlagli esporre. E ciò ne insegna come non di rado per bizzarria di fortuna sono allevati i principi destinati a portar corona.
A ciascuno il suo mestiere; un Re non deve diventare presidente del Con­siglio superiore della Pubblica Istruzione!
Anche se tramuta il racconto in discorso diretto, Massari non altera la testimonianza del marchese di Torrearsa che gli scrive dell'incontro con il Re a Genova, assieme al principe di Butera, alla vigilia dell'intervento in Crimea.46*
Leggiamo ora il cap. XXXIV, quello interamente dedicato ai negoziati per l'alleanza di Crimea. Nel corso del racconto Massari ringrazia, in nota, il duca
> Cap. XXIX.
**) Lettera di Terenzio Mamiani della Rovere del 26 aprile 1878. Tutte le citazioni di fonte Mamiani che faremo nel corso dell'artìcolo sono tratte da questo documento.
45) Cap. XXXI. Lettera di Genova Thaon di Revel del 21 febbraio 1878.
46> Cap. XXXIII. Lettera dì Vincenzo Fardella, marchese di Torrearsa, del 29 gen­naio 1878.