Rassegna storica del Risorgimento
MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
anno
<
1980
>
pagina
<
26
>
26
Emilia Morelli
Cavour, a detta di Gramont, eùt à se défendre contre presque tous les autres Membres du Cabinet qui lui reprochaient de s'ètre trop avance avec Sìr James Hudson , tanto che tous se déclarèrent unanimement contre le Présìdent du Conseil, et le C.te de Cavour du céder. Massari, in sostanza, dice la stessa cosa, ma con parole attenuate rivolte al futuro. Il céder si amplia in sapeva cedere a tempo per meglio assicurarsi la probabilità di ritentare la prova con esito migliore . Aveva ragione Paolo Crespi di scrivergli: il mettere d'accordo le due leggende sarà un vero tour de force !
Massari omette una frase del Re nel primo incontro con Gramont Quando, infatti, il Sovrano descrive Cavour come mal mene dai suoi colleghi, tanto cbe non aveva voluto continuare la discussione, aggiunge: Et puis ila lui ont un peu tourné la tele . Poteva Massari avallare certe reazioni incontrollate del suo idolo? Mi sembra significativa anche la traduzione del commento finale al colloquio. Gramont aveva scritto: Désorcmais les ouvertures du C.te de Cavour aux Puissances alliées n'étaient plus ainsi qu'il s'était résigné à le dire, Fexpres-sion non omcielle de son opinion personnelle, elles étaient celles de la volonté du Roi. Tot ou tard cela devait se faire et c'est au Roi qu'en revenait l'initiative et le mérite . Massari sostiene che Gramont si ritirò ben persuaso che il conte di Cavour non aveva espressa solamente la sua opinione individuale, ma anche quella del suo Sovrano . Non è una traduzione fedele!
Forse è più giustificata, perché Massari sapeva come stavano realmente le cose, la soppressione di una frase del Re nel secondo colloquio col Gramont dell'8 gennaio 1855. Il francese sostiene che Vittorio Emanuele avrebbe detto: Cavour a la tète montée par Palavicini (sic) qui ne le quitte pas; Dabormida est entre les mains des Lombards qui n'ont pas l'esprit d'attendre; Arese promet que l'Empereur va céder . Massari, infine, usa parole più cortesi di Gramont quando presenta i discorsi di Hudson o quando inquadra la posizione di La Marmora.
Prosa di Gramont, torno a ripetere, quella del XXXIV capitolo ad eccezione del brano che riferisce l'atteggiamento di Achille Mauri ed Ercole Oldo-fredi (la loro azione era ben conosciuta da Massari) e dei due capoversi iniziali In essi si impostano i rapporti Cavour-Vittorio Emanuele di fronte al possibile intervento piemontese.
Per la guerra di Crimea mi resta da ricordare che Massari aveva incaricato Lacaita di assumere qualche informazione in Gran Bretagna. Rispondendogli il 20 febbraio Sir James dice di essere riuscito solamente a saper questo. Il Re Vittorio Emanuele non propose formalmente, ma fece intendere in discorso, che sarebbe andato egli stesso in Crimea a condizione cbe avesse il comando dei confederati. Gli si domandò: * Con quali forze? ' ed egli rispose: ' con 50.000 uomini'. La opposizione fu fatta dall'Imperatore, che non volle gli si desse il comando supremo . Penso che si possa riferire a questa informazione la frase del cap. XXXVI: Il Re avrebbe volentieri assunto il comando supremo di tutti gli eserciti confederati, e qualcuna delle potenze vagheggiava questo disegno, ma le difficoltà che ne impedivano, od almeno ne rendevano l'attuazione poco probabile, non erano né brevi né scarse.
Le notizie sulla crisi del 1855, che nella biografìa appaiono anonime, sono in parte riprese dai fogli di ricordi di Carlo Cadorna che ho già citati. Dato il
50) Lettera eit. alla n. 30.