Rassegna storica del Risorgimento
MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
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1980
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Emilia Morelli
1 appartamento reale, sia delle stanze destinate a Massimo d'Azeglio, sono ripresi da una fonte sicura, dalla lettera di Francesco Arese. 51>
Una confusione di date è da rilevare a proposito di un episodio autentico, la petizione delle suore di Chambery che non volevano sottoporre le loro insegnanti ai prescritti esami.52) H ministro della Pubblica Istruzione che aveva firmato le nuove disposizioni, dimostra di non aver memoria sicura per le date, perché inquadra il fatto nel 1857, ed induce in errore anche Massari; si deve risalire al 1855.53)
Eguale errore si riscontra anche per la nomina di Angelo Genocchi e Raffaele Piria a professori nell'Università di Torino.54) La polemica, che coinvolse soprattutto il secondo, preferito ad Ascanio Sobrero, non è del 1858, ma del 1856, come attestano senza alcun dubbio i documenti ufficiali, redatti dallo stesso Lanza.
Massari rispetta, invece, la cronologia quando riferisce il colloquio del Sovrano col successore di Lanza alla Pubblica Istruzione, anche perché la memoria di Carlo Cadorna è più sicura. Questi colloca l'episodio al principio del 1859 e la data trova conferma nell'accenno al re di Napoli: doveva essere ancora in vita Ferdinando II.56)
Non ritengo che si possano riferire al 1859 le parole del Re che, nello stesso cap. XLVIII, appaiono come dette a parecchie persone . Esse sono farina del sacco di Menabrea, la cui prosa suona così: Durante i quasi venti anni ne* quali io fui quasi continuamente in relazioni con Vittorio Emanuele quel nostro Re ebbe costantemente in vista il compimento dell'unità d'Italia; questo era lo scopo della sua vita, dei suoi sforzi, e più volte egli mi disse: * io arrischio volentieri la mia vita per quel gran scopo; se non vi riesco e se non sono ucciso, me n'andrò [a] vivere in qualche luogo recondito; diverrò semplicemente Monsieur de Savoie senza un quattrino in tasca, imperocché io non sono ricco, la mia famiglia avendo sempre ne' tempi addietro, fatto cessione allo Stato delle vaste proprietà che possedeva al di qua e al di là delle Alpi ' .
La frase famosa O re d'Italia o Monsieur de Savoie la troviamo ricordata anche da Terenzio Mamiani. Egli la inserisce in un più ampio contesto, quando parla della fede del Re sicura, serena e compiuta, circa ai destini d'Italia . Ne aveva avuta prova chiarissima insino dal 1859, quando a nome degli esuli rifuggiti compagni miei ebbi il carico di presentare a Vittorio un Indirizzo ed una medaglia per celebrare quelle sue insigni parole: non siamo insensibili alle voci di dolore ecc. Che veramente nella risposta del Re e più nell'animazione del volto della voce e dei gesti lasciavasi scorgere una volontà irremovibile di attingere lo scopo altissimo di liberar la nazione ed essere, com'egli disse più d'una volta o Re d'Italia o Monsieur de Savoie .
3) Cap. XXXVIII. Lettera di Francesco Arese del 26 febbraio 1878.
52) Cap. XLin.
53) Se Lanza avesse dato un'occhiata alle sue Reminescenze come aveva fatto Gramont non avrebbe sbagliato data. Vedi DE VECCHI ni VAL CISMON, op. cit., voi. I, p. 301.
) Cap. XLVII. Le informazioni vengono sempre dalla lettera di Lanza cit. alla n. 42.
55) DE VECCHI ni VAL CISMON, op. cit., voi. I, pp. 308 sgg., 348 sgg. per Piria e Sobrero.
*) Cap. XLVIII.