Rassegna storica del Risorgimento
MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
anno
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1980
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pagina
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31
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Le fonti di Giuseppe Massari 31
De cette epoque date la bienveillante amitié dont le Roi Victor-Emmanuel n'a cesse d'honorer la Maréchal Canrobert qui) de son còte, avait voué au glorieux Souvcrain la pina respecteuse affection!
Sempre in tema di guerra, ho motivo di ritenere che il racconto della battaglia di San Martino e dell'atteggiamento del maresciallo Baraguay d'Hilliers sia esemplato su quello che Emanuele Rizzardi aveva accluso a una lettera del 6 marzo 1878. Esso era piaciuto al Massari, che aveva chiesto di poter citare per intero il cognome del protagonista invece di celarlo sotto un anonimo cap. R. . L'autorizzazione compiaciuta gli era giunta l'il marzo anche perché la testimonianza, a detta del Rizzardi, era da considerarsi come se fosse una deposizione giurata udita in pubblico davanti a un tribunale .
Massari, invece, non ha creduto di utilizzare un'altra frase del Re, che gli era stata riferita dal gen. Lombardini sempre a proposito della battaglia del 24 giugno. In quel giorno un suo ufficiale d'ordinanza (credo il capitano Laugier) avendogli portato l'avviso che la Brigata Aosta stava per giungere sul campo, il Re rivoltosi a lui gli disse che Bataja da forca .6J)
Si perde, purtroppo, in una prosa fredda e compassata il racconto vivacissimo di Cesare Albicini sulle vicende della commissione romagnola che era arrivata in Piemonte per sollecitare l'assunzione, da parte di Vittorio Emanuele, nientemeno che della dittatura delle province ex-pontificie.62)
A Torino il Cavour seguì con la massima attenzione le notizie sugli avvenimenti nelle ex Legazioni, ma... sul punto della dittatura mutò registro, e con quel solito risolino, che allora forse nascondeva il dispetto di non poterci contentare, per tutta risposta ci disse, che la diplomazia s'impauriva dei nomi romani . Meglio recarsi al campo e interpellare direttamente i due sovrani. Il 23 giugno, a Calcinate, ha luogo l'incontro con Vittorio Emanuele. Se Cavour aveva sorriso all'idea della dittatura, l'accoglienza riservata ai messaggeri dal re di Sardegna è freddina assai.
Era in piedi presso la finestra, immobile, colla destra appoggiata allo scrittojo, e la sinistra sull'impugnatura dello squadrone. Mi parve veramente una strana figura. La testa eretta, i capelli corti e dritti, la faccia annerita dal sole, i grandi baffi, Patteggiamento fiero, quel non so che d'incolto in tutta la persona, gli occhi injettati di sangue, che si spalancavano e ti fissavano tratto tratto accompagnati da un moto rapido e quasi convulsivo del capo, facevano un tutt'insieme davvero singolare per bruttezza e per maestà.
Non si può dire che il colloquio sia stato cordiale; è stato piuttosto gelido e in carattere con la camera vuota e appena imbiancata nella quale si svolgeva Non un gesto, non un cenno, non il più piccolo sorriso al nostro entrare. Ascoltò, senza muoversi mai quel che Gioacchino Pepoli gli lesse e commentò. Poi ringraziamenti e promesse generiche; in quanto alla dittatura la diplomazia dice il Re metteva ostacoli continuamente. Questo papa mi secca (sic): ho qui una sua lettera, accennando le carte dello scrittojo, e non posso fare quél che vorrei". Il sic è di mano dell'Albicini. Come Cavour aveva mandati i Romagnoli da lui, così il Re li spedisce a Napoleone IH, e con una piccola inchinazione di testa ci congedò . Vogliamo concludere che la freddezza era
W Cap. UII.
61) Lettera di Camillo Lombardini del 10 febbraio 1878.
62) Gip. LIV. Lettera di Cesare Albicini del 2 febbraio 1878.