Rassegna storica del Risorgimento

MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
anno <1980>   pagina <32>
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Emilia Morelli
anche dovuta all'imbarazzo di un nomo che non voleva si sapesse in giro che le decisioni finali non potevano essere prese da lui? Può darsi, ma è possibile anche che gli fosse molto difficile dire di no, quando desiderava tanto rispon­dere sì.
L'atmosfera del colloquio con l'Imperatore è completamente diversa, come sono diversi i due nomini, anche se il risultato negativo è scontato. Napo­leone III fu di una cortesia squisita. Ci fece sedere ci lasciò, anzi ci invitò a parlare. Dicemmo ciascuno quello che credemmo, insistendo sulla necessita che il Piemonte facesse un atto che rassicurasse la Romagna, e la guarentisse nell'interno. Egli si volgeva ascoltando or l'uno or l'altro, colla faccia sorridente, coi suoi occhi languidi; si arricciava i baffi, ma una risposta categorica non la diede mai .
Quell'invito finale ad armarsi fino ai denti, che riproduce anche Massari, potrebbe farci ritenere che, alla vigilia di Solferino, Napoleone pensasse già a condizionare il ritorno dei vecchi sovrani con la clausola con le solo loro forze ? Il temporale che si scatenerà di lì a poco sembra anticipato anche dalle parole di Cavour, quando gli riferiranno l'esito della missione al campo, e la ninna risposta di Napoleone. Ma che cosa vogliono? gridava .
H diverso atteggiamento dei due Sovrani di fronte ai Romagnoli, mi fa sembrare opportuno inserire qui alcune frasi della lettera già troppe volte ricor­data di Mamiani.
Procedendo ogni sua arte politica per vie aperte e diritte, nulla gli dispiaceva ed infastidiva quanto i caratteri ammantellati e le menti tenebrose. E in diverse occasioni io Pò sentito paragonar se medesimo a Napoleone HI e reputarsi felice di non gli bisognare scaltrimenti e doppiezze come parevano abbisognare a colui. Oltreché, gli sgradivano nel­l'imperatore certe maniere troppo autorevoli e quasi di superiore. Attesoché Vittorio modesto e umanissimo col suo popolo sentiva in faccia ai monarchi tutta mai l'alterezza della sua vecchia prosapia e la indipendenza di sua corona.
La guerra è sospesa. Il racconto del colloquio con Vigliani, che gli rendeva conto degli umori della Lombardia è riprodotto con le parole stesse del Luogo­tenente.63) È molto strano, invece, che siano state omesse le ragioni per le quali Francesco Arese avrebbe rifiutato l'incarico di formare il nuovo governo. A dire dell'interessato non si trattò di divergenze sui nomi dei ministri, ma di alcune condizioni che come vecchio esigliato non potevo accogliere .64) Forse Massari non voleva smentire quello che gli era sembrato di capire il 16 luglio 1859 e che aveva annotato nel suo Diario che, cioè, Arese non aveva voluto imbar­care Rattazzi.65) Il cavouriano non si smentisce mai! Aveva ragione Isacco Artom di scrivergli: Come lo sai benissimo, Nigra ed io, quali creature di Cavour, non eravamo nelle grazie speciali di Vittorio Emanuele.66* Artom, però, riferirà qualcosa per gli anni posteriori alla morte del conte. Assolutamente negativa era stata, invece, la risposta dell'ambasciatore a Pietroburgo : Non conosco, intorno alla vita del Re defunto, alcun aneddoto che non sia noto ai
63) Cap. LV. Lettera di Paolo Onorato Vigliani del 24 marzo 1878.
**) Cap. LV. Lettera cit. alla n. 51.
65) G. MASSARI, Diario dalle cento voci 1858-1860, a cura di E. MORELLI, Bologna, Cappelli, 1959, p. 302 dove la causa appare Rattazzi. Sotto la data del 29 luglio (p. 319) annoterà che Arese aveva detto a Hudson di aver rinunciato a oc formare il minuterò, perché non volle si abbandonassero i Romagnoli .
M) Lettera di Isacco Artom del 12 febbraio 1878.