Rassegna storica del Risorgimento
MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
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1980
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Emilia Morelli
biografia ci è fornita da Maini ani, a conferma di un atteggiamento che si è mantenuto costante.
Nel Consiglio de* Ministri parlava un po' riservato come colui che vedevasseli mutare un po' troppo di frequente. Del resto, io lo trovai sempre affabilissimo quanto semplice nelle maniere; e del pari in tutto quello che giudicava circa al Governo ed alla politica tralucea sempre uno squisito bon senso, molta larghezza di prineipii e nemmanco un vestigio di regale albagia e di ciò che fu domandato diritto divino.
Per questo, nessun Re costituzionale poteva vantarsi di pareggiarlo nel suo rinunziare a qualunque arbitrio e uso del poter personale . À conferma della ben nota poca simpatia del Re per i problemi della cultura ed anche di una certa boriosa sicurezza del titolare del ministero della Pubblica Istruzione, Ma-miani afferma subito dopo che il Sovrano non gli aveva mai chiesto notizie né sulle questioni, né sulle persone, quando gli presentava alla firma grossi fasci di decreti e di nomine . Invece... non così però procedeva col General Fanti Ministro della Guerra ed era sempre un interrogarlo del perché e del come intorno ai fogli presentatigli a sottoscrivere. È certamente vero che Vittorio Emanuele teneva soprattutto all'esercito, ma erano anche i tempi, quelli cui si riferisce Mamiani, delle burrascose discussioni sull'esercito meridionale.
Una testimonianza che non muta la sostanza delle cose, ma che contiene alcune sfumature diverse, anche perché va inquadrata nel (ministero Rattazzi del 1862 per l'immissione in ruolo dei garibaldini, della quale ho già parlato, è quella di Agostino Petitti.
H Ministero di cui io faceva parte nel 1862 era, come sapete, presieduto da Rattazzi, il quale godeva in quel tempo della massima fiducia del Re. Il nostro Presidente trattava direttamente col Sovrano tutte le questioni importanti sia che fossero d'iniziativa del So* vrano stesso, sia che lo fossero del Consiglio o di qualche singolo Ministro. Nel primo caso Egli esponeva in Consiglio l'idea del Re, la quale si discuteva liberamente, e successivamente rassegnava a S.M. le osservazioni che i Ministri avessero per avventura creduto necessario di fare. Quando le questioni erano d'iniziativa ministeriale queste erano prima discusse in Consiglio e Rattazzi ne riferiva a SJVL allorché erano mature, ovvero quando credeva che la sagacità ed il buon criterio di Questa avrebbero contribuito a risolverle convenientemente, od a mettere d'accordo i pareri opposti dei Ministri. Tanto in un caso quanto nell'altro il Re approvava di solito le proposte del Consiglio, e, come di ragione, i Ministri prendevano in massima considerazione l'opinione del Re, dettata sempre da sentimenti nobili e patriottici, ed appoggiata alla grande sua esperienza di Governo. Risolte e stabilite in questa guisa le questioni importanti, ogni Ministro preparava nel suo proprio Dicastero il relativo provvedimento per la parte di sua competenza, ed a suo tempo lo sottoponeva alla sanzione Sovrana alla così detta Relazione. In queste Relazioni talvolta si ragionava su qualcuna delle questioni riferentesi a Decreti presentati alla firma del Re, ed anche sui fatti più importanti accaduti in quei giorni in Italia e fuori, ma questo si faceva più a modo di semplice conversazione anziché di regolare discussione. Ciò non dimeno il Re si valeva alcuna volta di queste occasioni per fare ai Ministri in generale, ed a qualcuno di questi in particolare le raccomandazioni che stimava opportune, e per far conoscere anche, all'occorrenza, le sue intenzioni, e questo faceva sempre con brevi parole e con quel fare risoluto che gli era solito. Mi è sfuggita, nello scrivervi, la parola raccomandazione mentre invece avrei dovuto dirvi eccitamento a curare qualche ramo della cosa pubblica che gli sembrava in sofferenza, od a prendere provvedimenti dei quali il Ministero non si era ancora occupato, tuttoché il bisogno ne fosse generalmente sentito. *0
w> Lettera cit. alla n. 77.