Rassegna storica del Risorgimento
MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
anno
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1980
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pagina
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39
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Le fonti di Giuseppe Massari 39
note, vale la pena di leggere il testo integrale scritto da Menabrea ad usum ài un avversario dichiarato di Rattazzi, quale era Massari.
Mi avete chiesto alcune informazioni relative all'epoca di Mentana; vi sarebbe molto da narrare in proposito ed a dire sulle défaillances che si manifestarono in quella occasione; ma mi limitelo a pochi cenni interessanti.
La più animata per la conquista di Roma era Madama Rattazzi che si era stabilita nel gabinetto del suo marito al ministero (palazzo Riccardi in Firenze) dove aveva fatto mettere un letto e si faceva portare tutti i dispacci dando ordini etc. etc. Mi ricordo ancora di esserla andata a vedere per ordine; essa era coricata in letto colle braccia nude, gesticolava, parlava, ed era cosa ad un tempo risibile e dolorosa. Rattazzi avendo dato la sua demissione, e Cialdini accettato l'incarico di formare un ministero, si può dire che il paese fece gran prova di sé imperocché quantunque non vi fosse più governo di sorta non vi fu in quel frattempo nessun importante disordine se non che Garibaldi faceva quello che gli talentava. Dopo una settimana d'incubazione inutile, Cialdini venne una sera (verso mezzanotte) al Palazzo Pitti presso il Re a cui egli fece una scena violenta rimproverandogli di non avere avuto fiducia che in Rattazzi e che in conseguenza egli, Cialdini, abbandonava l'incarico di formare un Ministero. Io era presente a quella scena, e Cialdini avendo detto al Re quasi scherzando: ecco li Menabrea; la V.M. potrà incaricarlo di fare egli stesso il Ministero , il Re che durante quella scena non aveva perduto un (instante il suo sangue freddo e la sua dignità, si volse a me dicendo: Io spero generale che Ella accetterà quell'incarico . Chinai la testa non senza molta apprensione. In quel momento le truppe francesi che dovevano venire al soccorso del papa erano imbarcate ed avevano avuto l'ordine di partire. Napoleone aveva indugiato fino all'ultimo momento aspettando la formazione del Ministero Cialdini il quale avendo resignato il mandato lasciava addosso al Re la spedizione francese e nessun Governo nel paese. Come vedete non vi era da esitare; vi confesso che non ho mai avuto giorni più tristi di questi. Intanto mi misi tosto all'opera ed alla mattina stessa io avea potuto raccogliere Gualterio, Cantelli, Broglio, Mari per costituire con me il primo gruppo del Ministero al quale altri membri poscia aderirono. Si fece immediatamente il proclama del quale forse vi ricordate. Si fece di tutto, ma indarno per obbligare Garibaldi a desistere dalla sua impresa, ma i Francesi erano sbarcati, ebbe luogo il fatto di Mentana, ed il Regno d'Italia non fu mai cosi vicino al suo sfaceli amento (sic). Infatti dopo Mentana nacque l'idea ne' consigli di Napoleone, di smembrare il nuovo Regno d'Italia; si doveva dare il Napoletano e la Sicilia ad un principe della famiglia imperiale; restituire in parte gli Stati del Papa e lasciare l'Italia del Nord e forse anche la Toscana per il Re. Il motivo che si dava di questo progetto era che il nuovo Governo italiano fosse troppo debole per tenere in freno tutti gli elementi del nuovo Regno; per cui era necessario di provvedere contro questa causa di disordini in Europa. Napoleone resisteva bensì, ma il caso era grave; era necessario di provare che, volendo, il Governo italiano aveva autorità abbastanza per reprimere i disordini e farsi ubbidire. In conseguenza, dopo di avere avuto l'adesione dei miei colleghi io proposi al Re di permettere al Ministero che Garibaldi fosse arrestato al suo ritorno da Mentana. Io dissi al Re: qui giuochiamo una gran carta; se riesciamo in questo arresto senza suscitare gravi disordini, ed allora avremo dimostrato che il Governo esiste; ma se non riesciamo, saremo forse costretti a piegare bagaglio . Il Re rispose: a Non pensate a ne ma bensì a salvare l'Italia, fate quello che credete di meglio; io ne subirò tutte le conseguenze . E così Garibaldi venne arrestato, condotto senza resistenza per parte del popolo al Varignano e si potè dire all'Imperatore che il Governo italiano si sentiva ancora vivo.
Quest'ultima parte è largamente riassunta dal Massari,89j il quale continua, attingendo alla stessa fonte, a riferire la reazione sovrana alle frasi minacciose del ministro francese Rouher. Il resto del capitolo si fonda sui ricordi di Pepoli che, come ho già detto, non possediamo, se non per una lettera del 12 aprile
89) Gap. LXXXIII.