Rassegna storica del Risorgimento

MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
anno <1980>   pagina <48>
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Emilia Morelli
L'altra testimonianza è del solito Menabrea.
Una qualità eminente del fu Re era una grande delicatezza di sentimento verso gli altri ed io ne ebbi la prova nel di lui procedere verso di me per ciò che riguarda la con­tessa di Mirafiore. Quantunque io fossi spesso da lui informato de' minimi particolari che riflettevano quella Signora, il Re non cercò mai di mettermi in relazione con Lei, per cui in questo momento posso dire che non conosco ancora quella Signora e non la travidi che poche volte in vettura ed una volta tutta velata di nero ai piedi del Ietto del Re quando era moribondo a S. Rossore. Uguale delicatezza egli ebbe per [il] Duca di Sartirana prefetto del Palazzo il quale mi assicurò di non aver mai parlato alla contessa, perché il Re non aveva mai cercato di presentarlo a Lei.
Quanto alla famiglia legale, era certamente assai diffusa la voce che il Re non fosse molto tenero verso i suoi figli. Lo sottintende Ma mi ani quando scrive: Mai né io, né talun altro Ministro collega mio l'abbiamo inteso discorrere de' suoi figlioli . La cosa era più che comprensibile, perché, all'epoca in cui Ma­rmarli era al governo, essi erano ancora bambini. Il sospetto è avvalorato, però, da alcune frasi giustificative di Menabrea.
Quantunque da alcuni che non lo conoscevano, fosse tenuto come indifferente alla sua famiglia, egli anzi vi era moltissimo affezionato. Per un tempo vi fu chi cercò di fargli credere che i figli e specialmente il principe Umberto non lo amavano; essendo io allora primo aiutante di Campo, mi riesci di dissipare quella preoccupazione e non vidi mai uomo più felice al mondo di quando dopo di essersi aperti l'uno coll'altro, egli vide che il figlio aveva per lui l'amore uguale al rispetto. Dopo egli mi diceva in piemontese: io conosco Umberto; egli è un eccellente giovane, ha buonsenso e buon cuore; egli farà bene . Consimili sentimenti aveva per il principe Amedeo e per le sue figlie, special­mente (io credo) per la Regina di Portogallo che era l'ultima nata della famiglia.
Al compiacimento del Sovrano per il comportamento dei principi nella guerra del 1866, Massari accenna nel cap. LXXVII, riportando una frase in rispo­sta alle preoccupazioni di Cialdini. Prima di narrare le vicende dei progetti matrimoniali per l'erede al trono (cap. LXXXV) fa un altro riferimento ai rapporti padre-figlio e ricorda brevemente un colloquio sull'argomento con un impreci­sato ministro. Massari condensa in poche righe una lunga lettera che gli aveva scritta Stefano Jacini, il quale non voleva, però, essere nominato. Yale la pena di leggere per intero il racconto:
H Re era venuto a Firenze nell'inverno 1865 mentre il governo risiedeva ancora in Torino ed io aveva fatto una gita alla volta della capitale nuovamente proclamata, portando meco i decreti preparati dai diversi ministeri per essere sottoposti alla firma reale. Dopo aver adempiuto a questo incarico presso il Re, nel palazzo Pitti, S.M. mi trattenne a discorrere e mi disse: e Sono malcontento del contegno di mio figlio Umberto a Milano. Si figuri che risulta dalle mie informazioni come il principe, nei discorsi che tiene, si permette delle osservazioni sul conto mio, dalle quali dovrebbe astenersi . Gli risposi che io aveva avuto l'onore di discorrere a lungo con S.A.R. il principe ereditario anche ultima­mente e che, avendo egli parlato del Re, senza che io provocassi il discorso, lo aveva sentito esprimersi intorno al padre suo in termini di deferenza non solo, ma di affetto. Perché avrebbe egli toccato quell'argomento se avesse pensato nel modo che a S.M. era stato riferito? D'altronde non mi era mai giunta all'orecchio voce alcuna (e le cose che si riferiscono al principe circolano facilmente) che egli si esternasse con altri in modo diverso. Perciò io riteneva l'accusa come inverosimile non solo, ma affatto insussistente,
13) Ne resta solo una frase nel cap. LXXXV.