Rassegna storica del Risorgimento
MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
anno
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1980
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pagina
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49
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Le fonti di Giuseppe Massari 49
gratuita, per non dir peggio. Al che S.M. replicò che, se anche io avessi saputo qualche cosa conforme alle sue informazioni, sapeva benissimo che avrei cercato di nascondergliela perché tutti i padri di famiglia ben pensanti sono naturalmente smaniosi di mantenere buona armonia fra padre e figlio. Non mancai di soggiungere che se io sapessi o mi sembrasse verosimile che quelle informazioni fossero esatte, mi guarderei bene dal confermarle, ma non mi sentirei il coraggio di smentirle nel modo cosi reciso ch'io mi permetteva in presenza sua.
A questo punto del colloquio viene recata una lettera al Re. SJM. la legge attentamente e poi con voce commossa si rivolge a me e mi dice: a Ella ha ragione, si, ella ha più che ragione. Voglio che legga questa lettera. Veda che cosa mi scrive Umberto. In casa mia non si conosce il fingere, tanto più quando si ha ventanni. Quindi le ripeto, Ella ha ragione .
Era una lettera afTcttuosissima del Principe ereditario in data da Milano al suo reale genitore (se non m'inganno era nel giorno natalizio d'entrambi) che sarebbe bastata a dissipare i sospetti nell'animo anche più sospettoso e mal prevenuto. Il Re da accigliato che era divenne allegro e nel congedarmi volle ch'io riempissi la tasca dell'abito di sigari. Volli approfittare del trionfo e prendere l'offensiva contro coloro che avevano denunziato ingiustamente il principe. Ma Vittorio Emanuele da questo orecchio non ci sentiva e disse ripetutamente che le sue informazioni sono sempre esatte ma che, solo in quella circostanza, doveva esser occorso qualche equivoco innocente.
Perché Jacini non voleva essere citato?
Non so se ti converrà riferirlo. Nel caso ti convenisse, lascia fuori il mio nome e parla di un ministro senza indicare chi fosse; o per lo meno aggiungi che l'hai sentito narrare da me appena accaduto. Disotterrarlo ora, come cosa sconosciuta fino a jeri, avrebbe l'aria di un mezzo per ingraziarsi il nuovo Re per parte del tuo amico narratore. **)
Forse Vittorio Emanuele temeva che i suoi figli gli riservassero gli stessi sentimenti, più di timore che di amore, che egli aveva nutrito per Carlo Alberto. Quasi a soffocare il rimorso per non averlo capito in vita, non cessò mai di glorificarne la memoria. Per questa ragione, a mio avviso, ha torto Terenzio Malmiani di scrivere: Essendomi capitata occasione assai naturale di ragionargli del padre suo parvemi che noi gradisse troppo e divertiva il discorso ad altro proposito, mentre poi nessun Re fece del suo genitore vendetta più segnalata e perpetua . L'antialbertista del 1848 non si è placato!
Sempre in tema familiare, ricordiamo che le notizie sulla reazione di Vittorio Emanuele all'annuncio dell'attentato ad Amedeo in Spagna, notizie che gli giunsero mentre cacciava lo stambecco in Valsavaranche, sono state fornite da Ettore Bertele Viale.U2)
La Corte. Su quest'ultima possiamo trovare nella biografìa qualche accenno qua e là diffìcilmente riconducibile alla fonte esatta. Può sembrare strano, ma chi parla a Massari più lungamente del Palazzo e dei diretti collaboratori del Re nella vita quotidiana, è Terenzio Marni ani in due brani della sua lettera. Forse lo fa perché non amava molto quel genere di persone, che sfuggivano a una diagnosi politica.
Io dovetti eziandio avvedermi scrive -, quanto longanime fosse e benigna la sua natura verso la gente di Corte, molti de' quali non meritavano, certo, le sue carezze. Ma
131> Lettera di Stefano Jacini del 19 febbraio 1878. 132) Lettera cit. alla n. 106. Cap. XCVUI.
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