Rassegna storica del Risorgimento

MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
anno <1980>   pagina <50>
immagine non disponibile

50
Emilia Morelli
egli sebbene avvedessesl del loro mal animo mai non sapeva risolversi ad allontanarli da se,,,
Ho nominato i suoi cortigiani, taluno de* quali lo disserviva col porgli talora in cat­tiva vista parecchi ottimi cittadini; e non ostante il suo parlar riservato, un giorno stando io a colloquio con lui, ebbe a indicarmene alcuni ed a fieramente accusarli. Ma la retti­tudine del suo cuore a tu t toc io poneva rimedio; sicché quei medesimi tenuti da Ini in sospetto o di simulati e maligni o di demagoghi sfrenati ricevè poi in grande stima e amicizia.
Vengono alla niente le parole che abbiamo già citate, quelle scrìtte a proposito di Giovanni Lanza da Menabrea, che della Corte era uno dei maggiori respon­sabili.
È logico che, tra i ministri che gli erano imposti dalla scelta politica degli elettori, non tutti avessero il privilegio di poter stabilire un rapporto umano con il Sovrano, forse anche perché non tutti avevano la forza fisica di seguirlo nei luoghi spesso impervi dove lasciava da parte la politica per godere qualche ora di riposante aria pura.
Come si sa, la caccia è regolata da norme ferree e chi commette errori da neofita viene bollato e ridicolizzato. Per questo credo sia abbastanza pittoresca l'avventura che Massari non ha creduto bene di far conoscere ai suoi lettori, ma che a Stefano Castagnola, invece, era parsa degna di ricordo. Va bene che si trat­tava di coinvolgere l'eterno ed inamovibile presidente della Camera Biancheri! Ma io, che non riprodurrò i brani tutt'altro che esaltanti di Cambray-Digny, abi­tuale compagno di caccia dei Sovrano nella tenuta di San Rossore (non in mon­tagna), credo, invece, che valga la pena di rileggere la prosa di Castagnola.
Sul principio dell'anno 1873 si era combinata una partita di caccia in Maremma condotta dal Senatore Salvagnoli, della quale facevano parte Visconti Venosta, Ministro degli Esteri, Biancheri, Presidente della Camera ed io. Si dovea partire il giorno 2 Gen­naio. Nel primo di dell'anno vi era pranzo a Corte. 11 Re seppe di questa partita. La notizia che due suoi Ministri ed il Presidente della Camera si cimentavano ad una grossa caccia, lo mise di buon umore. Scherzava quanto mai, e ci assicurava che avrebbe man­giato col pelo i cinghiali uccisi da noi.
Si parti precisamente nel giorno 2. Si diede prima la caccia alle folaghe nel lago di Burano, ed avvenne che il Biancheri nella foga venatoria sparasse il fucile, senza troppo badare alle barche che gli stavano dinanzi ... ed un po' di sangue fosse sparso da quel pacifico Presidente. Nel giorno dopo si andò alla caccia dei cinghiali. Io mi stava alla posta quando sentendo abbaiare i cani e vedendo smuovere le frasche e gli alberelli, mi misi in posizione credendo di veder sbucare il temuto animale... quando invece venne fuori una bella vacca dalle lunghe corna.
Si ritornò quindi a Roma; vedendomi il Re alla consueta relazione mi chiese tosto notizie della caccia. Ma il Sella non lasciommi il tempo di rispondere. E disse: a Senta Maestà le prodezze del suo Ministro di Agricoltura che è pur anco il Ministro della Caccia . E raccontò l'affare della vacca. Ed allora una gran risata del Re e dei Ministri. Risenti­tomi alquanto dissi al Re: Dev'essere il Presidente della Camera che ha informato il Ministro delle Finanze. Ora egli è necessario che anche V.M. sia informata delle sue valen­tie . E raccontai l'avventura delle folaghe.
Il Re mi disse: ce Stia di buon animo; farò le sue vendette .
Alla sera vi era nuovamente pranzo a Corte. Il Re dava la destra alla Principessa Margherita, sedeva a lui rimpetto il Principe Umberto, il quale teneva alla sua sinistra il Biancheri. Il Re alzando la voce in modo da poter essere sentito dal Biancheri, ma non guardandolo in viso, disse alla Principessa: Tu ne connais pas ce qu'est arrivò au Pré-sident de la Chambre? ... Non, Papa ; Eh, bien, il a été à la chasse et il a tue un Lemme! ; a Oh! Mon Dieu quel malheur! ; ce Oh! c'est un véritahle malheur; ca lui