Rassegna storica del Risorgimento

MASSARI GIUSEPPE OPERE; STORIOGRAFIA ITALIA; VITTORIO EMANUELE
anno <1980>   pagina <52>
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Emilia Morelli
dalle ossale Ladies inglesi.135* La testimonianza dell'aiutante di campo, che spesso aveva dovuto riparare a situazioni che stavano per diventare incresciose, conferma l'atteggiamento in società di Vittorio Emanuele II anche al di qua della Manica. Scrive, infatti, Menabrea:
Una cosa singolare era la gran timidità del Re verso le Signore in società. Una volta a Firenze vi era ballo al palazzo Pitti; vi assisteva la principessa Maria di Prussia. Essendo io allora primo aiutante di Campo Sir Elliot allora Ministro d'Inghilterra venne furente verso di me, lamentandosi che il Re tenesse le Signore in piedi e perché non si degnava di parlare colle Dame del Corpo diplomatico; nel medesimo istante la principessa Maria mi fece chiamare e mi disse: Fate in modo che il Re parli alle Signore . Io conosceva la riluttanza del Re per simili conversazioni; presi però il gran partito di esprimere a S.M. il desiderio di quelle Signore. Egli guardandomi con un'aria apparentemente irritata mi disse: Chiol a veul ch'i parla a coule sgnore: a sa che louli a me despiàse; e pura i andreu a parlei, ma chiol a me la paga (Ella vuole ch'io parli a quelle Signore, Ella sa che ciò mi dispiace pure andrò a parlar loro, ma Lei me la paga)! . Ed io risposi ridendo: Io pagherò quello che vuole la V.M. purché Essa vada a parlare con quelle Signore . Tosto si mise a sorridere, mi strinse la mano e fece il suo giro. Donna Francesca ,36) ebbe i principali omaggi del Re, non senza qualche dispetto delle altre a cui si limitò ad indi­rizzare poche parole.
Forse anche per questo il Quirinale sarà lasciato a piena disposizione della principessa Margherita per i suoi balli, tanto fastosi e tanto ambiti, da provocare defezioni nell'aristocrazia nera romana.
Aveva forse ragione Mamiani di dire che Vittorio Emanuele valutava l'uomo nell'uomo e l'altre condizioni esteriori teneva in pochissimo conto. Di quindi la esemplare affabilità che usava con tutti e il prendere in viva e costante affezione parecchi suoi famigli ed umile gente di villa. Di fronte allo spetta­colo dei Lungarni illuminati da fiaccole e da fuochi d'artifìcio, non gli aveva forse detto: e Veramente graziosa festa e vago spettacolo! Vorrei qui vedere il mio fattore di S. Rossore, che ne sarebbe il più contento uomo del mondo ? Mamiani non era capace di riferire le parole spontanee in dialetto del Re e si sentiva in dovere di ritoccargli lo stile; ma il concetto è certamente esatto.
Torniamo a notazioni più serie sul finire di questa carrellata di ricordi un po' eterogenei; torniamo a chi si intrattiene sui sentimenti che il Re nutriva verso Pio IX e al disagio che provava a vivere a Roma. Completerò quello cui ho già accennato in citazioni precedenti, inserite da Massari nella biografìa.
Il documento più importante, su questo argomento, è certamente il racconto di Menabrea su quel che avvenne a S. Rossore all'epoca della gravissima ma­lattia del 1869. Come quelli di Reiset, anche questo brano è stato edito e com­mentato con larghezza di infonmazione, per cui a me resta solo il compito di ricordarlo.,37>
135) The Lettera of Queen Victoria. A Selection front Her Majesty's correspondence bettveen the Years 1837-1861, voi. Ili: 1854*1861, Londra, Murray, 1908, p. 156. Lettera al re dei Belgi del 5 dicembre 1856. Massari aveva chiesto a Augustus Paget se poteva fargli avere qualche notizia proveniente dalla Regina Vittoria. Il 13 febbraio 1878, l'am­basciatore britannico gli risponde di aver pregato sua moglie di scrivere a Lady Clay; poi nulTaltro.
36) Francesca Ruspoli, moglie dell'ambasciatore russo Kisseleff.
137) Vedi ROMANO UGOLINI, Luigi Federico Menabrea e la malattia di Vittorio Ema­nuele nel 1869, in Rassegna storica del Risorgimento, 1978, pp. 3-10.