Rassegna storica del Risorgimento

ASCOLI GRAZIADIO ISAIA; CONGRESSI GORIZIA 1979
anno <1980>   pagina <58>
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IN MARGINE AD UN CONVEGNO
Un recente incontro culturale mitteleuropeo svoltosi a Gorizia nello scorso mese di dicembre e dedicato alla Attualità di Graziadio Isaia Ascoli a cinquan-t anni dalla nascita ha offerto a molti dei suoi partecipanti l'occasione di ria* prire il discorso sul più generale tema della storia etnica e culturale della Ve­nezia Giulia. Il punto di riferimento obbligato era evidentemente quello della verifica della famosa impostazione data dall' Ascoli al problema della sostanza etnica e culturale di quella unità ladina della quale il Friuli con la sua gente dovrebbe far parte. Una rilettura, infatti, dei Saggi ladini del grande filologo mette in luce in modo estremamente chiaro la sua visione di un'unità linguistica dovuta alle convergenze fonetiche e lessicali delle parlate o degli idiomi delle genti abitanti le regioni o certe regioni, come è meglio dire, delle Alpi. Ma sembra escludere, ed in modo piuttosto chiaro, l'esistenza di una diversa pecu­liare unità, motivata da ragioni storico-etniche.
Anche se nell'autore dei Saggi ladini è stata sempre fortissima l'esigenza della ricerca del sustrato etnico , ossia di una giustificazione storica e cultu­rale dell'unità ladina operante come fatto linguistico, l'Ascoli non volle indivi­duare una prova qualsiasi di esistenza reale di tale giustificazione, perché l'espe­rienza e la tradizione delle genti abitanti le aree dei Grigioni, delle Dolomiti e del Friuli gli erano apparse sempre assai diverse e tali, quindi, da rivelare nel loro modo di essere e di manifestarsi influenze culturali disparate e caratteri­stiche socio-ambientali divergenti che avevano la loro ragione nella storia.
Questa mostrava all'Ascoli, come mostra tuttora a noi, come tipicità del sustrato, diffusione e persistenza della latinità irradiatasi da Aquileia, peculiarità nel susseguirsi delle invasioni germaniche ed assimilazione degli invasori al tessuto storico-culturale della tradizione romana sempre prevalente sulle com­ponenti tedesche o slave abbiano reso l'area friulana permeabile alle continue e costanti infiltrazioni venete e, quindi, abbiano fatto nel tempo del Friuli dal punto di vista storico-culturale una delle province italiane anche se con deter­minate caratteristiche peculiari. Caratteristiche peculiari che individuiamo so­prattutto sul piano linguistico quando paragoniamo il friulano al veneto, ma che spieghiamo nella loro genesi quando confrontiamo le condizioni del ducato longobardo di Cividale con quelle della Venezia bizantina e che comprendiamo nel loro divenire analizzando la differente situazione delle Venezie e del Friuli.
In questo quadro, e cioè nella consapevolezza della storia peculiare delle Provincie più orientali d'Italia, appare tuttora utile una rilettura attenta ed approfondita di quegli studiosi che, come Pier Silverio Leicht (Breve storia del Friuli, III ediz. Udine, 1952), Carlo Schiffrer (nei saggi contenuti in La Venezia Giulia nell'età del Risorgimento, Udine, 1965), e soprattutto Ernesto Sestan (La Venezia Giulia: lineamenti di storia etnica e culturale, Roma, 1947) hanno dedicato la loro fatica alla comprensione delle vicende regionali considerandole sia nella loro unità specifica, sia nel contesto della stessa storia nazionale. E ciò non è un fuor d'opera in quanto, come è stato anche sottolineato durante i lavori del convegno, lo stesso Ascoli non aveva mai contestato o negato la fondamen­tale unità etnica e culturale italiana, ma anzi aveva a questa dedicato le sue migliori energie analizzando i nessi ed i rapporti che legavano i dialetti delle aree periferiche alpine, come ogni altro dialetto, alla lingua nazionale.