Rassegna storica del Risorgimento

CIVICO MUSEO-BIBLIOTECA DELL'ATTORE DEL TEATRO DI GENOVA FONDO
anno <1980>   pagina <76>
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LIBRI E PERIODICI
Studi sull'utopia, raccolti da LUIGI FIRPO; Firenze, Leo S. Olschki, 1977, in 8, pp. 377. S.p.
Nell'ambito di un volume che raccoglie saggi, documenti ed articoli relativi ad un arco cronologico assai ampio (dal mondo greco ai giorni nostri), desideriamo rammentare alcuni scritti che, pia da vicino, riguardano il periodo risorgimentale, mentre siamo co­stretti a tralasciare, per le medesime ragioni, gli importanti lavori di Firpo (Th. Moore e la sua fortuna in Italia), Zucchini (Utopia e satira nel Mundus alter et idem di J. Hall), Lazzarino Del Grosso (Utopia e storia nel Nouveau Cynée di E. Crucé), De Mas (Antilia e Marcarla. Due progetti di società cristiana nel Seicento), Bovetti Pichetto (G. de Foigny, utopista e libertino), e di altri ancora. Se al '700, da Morelly a Fontanelle, dal marchese de Sade a Kant, rivolgono i loro studi Allegra e Lassa, Bartolommei e D'Addio, all'Ottocento in particolare sono dedicate varie interessanti pagine relative a personaggi e situazioni concernenti progetti utopistici. Mentre Irene Manfredini si occupa di Saint-Simon, illu­strando la società baconiana che egli propose nel 1815 a inglesi e francesi (quasi una sorta di alleanza di industriels e di dotti dei due paesi, in vista dello stabilimento di un regime industriel), Claude Backvis si sofferma sul contenuto di una contro-utopia russa del 1839, indicando Fautore dello scritto, il titolo (La ville sans nom / Gorod bez imeni), i caratteri salienti di tale utopia; e Silvia Rota Ghibaudi, discutendo sul nesso tra utopia e propaganda, affronta il caso particolare di William Morris, autore di News from Nowkere, 1890, nel quadro del movimento socialista inglese al fine di precisare i termini positivi e negativi della propaganda contro il sistema politico vigente, ed in vista di un nuovo assetto della società inglese di fine secolo. IL Morris infatti non propone ai lavoratori soltanto una vita libera dal bisogno e ugualitaria, ma in effetti ancora asservita a una concezione in cui il lavoro è visto come dura e penosa necessità, sibbene una vita in cui il lavoro stesso diventi fonte di gioia e mezzo di espressione creativa, in cui il riposo e la ricreazione siano intesi come recupero delle forze lavorative e momento di riflessione per l'applicazione pratica seguente (p. 359).
RENATO GIUSTI
La presenza della Sicilia nella cultura degli ultimi cento anni; Palermo, Palumbo, 1977, 2 voli., in 8, pp. XH-1195, S.p.
Indubbiamente il tema generale del congresso tenuto a Palermo nell'ottobre 1975 per il centenario della Società Siciliana di Storia Patria, e di cui qui si raccolgono gli atti, si presta ad un'interpretazione profondamente ambigua: da un lato, il contributo dei Sici­liani alla cultura nazionale dall'unità ad oggi, con tutti i rischi di biografismo e frammen­tarismo che un simile taglio individuale comporta, dall'altro, la particolare dimensione siciliana dei grandi problemi nazionali del medesimo periodo, con i pericoli non meno lievi del regionalismo e del provincialismo ad essa connessi.
Certamente peraltro sarebbe stata questa seconda impostazione più fertile di risultati per quanto attiene ad una conoscenza obiettiva e ad uno spassionato bilancio di ciò che la Sicilia in quanto tale abbia rappresentato nel panorama unitario nazionale.
Appunto per questo, dunque come suole purtroppo accadere, e mantenendoci anche nei ristretti limiti degli interessi della rivista rispetto alla vastassima gamma dei temi toc­cati nel congresso, la prevalenza è stata accordata all'altra e più facile ed esteriore imposta­zione, de viris Ulustribus, con la conseguenza che spesso l'aggiornamento bibliografico sui singoli personaggi è venuto fuori come il campanello d'allarme più inquietante; in propo­sito, grossi personaggi, Oziando ed Arcolco, i primi che mi vengono in mente, del tutto