Rassegna storica del Risorgimento
CIVICO MUSEO-BIBLIOTECA DELL'ATTORE DEL TEATRO DI GENOVA FONDO
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1980
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pagina
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77
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Libri e periodici
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mancanti d'un inquadramento critico adeguato, ma ciò completamente a prescindere dalla loro sicilianità , che pur avrebbe dovuto costituire la nota più sensibile e nuova del congresso.
Cinque pagine dedicate dal Titone alla storiografia in Sicilia negli ultimi cento anni non si possono infatti certo considerare esaustive dell'argomento, soprattutto allorché FA. limita sostanzialmente il suo esame alla monograna dei Nicastro su Mazara, a quella del Colajanni sui fasci siciliani ed alla sintesi di Francesco De Stefano, rimproverando a quest'ultima la stretta ortodossia crociana (che il fedelissimo Oddo, in un apposito medaglione, non nega, pur rifacendosi all'autorità del Romeo per temperare certe puntate polemiche del Perì).
Avremo cosi lo scrìtto di Eugenio Gucoione sul Torregrossa, cattolico di sinistra particolarmente vicino al Toniolo ed al suo corporativismo, corretto peraltro da una fervida coscienza cooperativistica, il Bedeschi ed il Pivato che ridimensionano in termini passionali e ribellistici la fase modernista giovanile di Antonio De Stefano, un bilancio dell'Omo-deo storico, dovuto ad Eugenia Maida, non più che scolasticamente diligente, specie a confronto delle penetrantissime cose che si son dette in proposito, ad esempio dal Garoso; contributi sparsi ed eterogenei, dunque, che non toccano il cuore del problema.
Quest'ultimo è viceversa investito egregiamente, ma purtroppo per periodi assai brevi, dagli studiosi stranieri presenti al convegno, il Recio e l'Aguilera per gli aspetti finanziari del biennio settecentesco di riconquista spagnola nell'isola (1718.20); il Guiral con un eccellente esame delle relazioni siciliane con Marsiglia durante la monarchia di luglio (navigazione a vapore ancora minoritaria rispetto a quella a vela ed armamento francese nei confronti di quello borbonico con i suoi bassi salari ai marittimi, l'esportazione siciliana di gran lunga prevalente sull'importazione ma ciò esclusivamente a causa della presenza d'un valore variabilissimo come quello dello zolfo, le cui esemplari vicende vengono dall'A. ricostruite nel quadro della politica mediterranea e liberista dell'Inghilterra di Peel); il Jensen con un lavoro forse un po' prolisso sull'apparente calma della Sicilia durante i moti del 1898, calma che Colajanni spiegava a suo tempo con l'ottenuto controllo politico del prezzo del pane e con l'inizio dell'emigrazione mentre l'A. pensa piuttosto ai diffondersi della cooperazione anche in ambito democratico e cattolico, nonché alle complesse conseguenze del risanamento avviato dal Codronchi sulle finanze locali.
Come si vede, comunque, per quanto concerne strettamente le scienze storiche, il congresso ha risposto ben poco alle stimolantissime sollecitazioni contenute nel discorso inaugurale del presidente Giardina sulla Società di storia patria come tentativo di risposta intellettuale ed aristocratica, da parte degli ultimi gabinetti moderati, per contenere il dominio della pubblica opinione alla spinta antifiscale e genericamente borghese della Sinistra, e nella splendida relazione di Santo Mazzarino che, a parte qualche sciabolata conclusiva antì-i dea Ustica, è la sola a porsi ce il problema dei problemi che è quello della nazione siciliana prima e dopo la gran pietra di paragone rappresentata dalla costituzione del 1812, proponendone una linea di soluzione pregevole cosi sul piano metodologico ( In realtà qualunque concetto di civiltà autoctone è tendenzialmente una deformazione di prospettiva storica, quasi la metafisica ricerca di una costante quiddità nazionale ) come su quello specifico della storia della Sicilia, la quale è storia ritardata appunto perché in età classica era stata estremamente progressiva in quanto storia di città... La storia di Sicilia parte dall'età classica e conosce tardi la feudalità appunto perché si abbarbica al suo passato, sino al punto che la stessa romanizzazione linguistica diventa definitiva sette secoli dopo la caduta di Roma. Quel ritardo della storia siciliana è dovuto alla sua antica grandezza, ed è anche la sua condanna .
Naturalmente, anche le altre sezioni del congresso non sono avare di spunti d'interesse latamente storico, da quella che al Collochi pare polemica verghiana antiborghese sulla base della distanza abissale che dopo l'unità ci fu tra l'Italia ufficiale e l'Italia reale al passo avanti che in merito compie lo Spalanca, prima un Verga ce che partecipa profondamente alla pena dei galantuomini e attraverso la loro rabbia impotente esprime il canto del cigno d'una classe sociale al tramonto , poi la delusione storica dello scrittore ed il a coraggioso atto d'accusa contro la borghesia rappresentato dal Mastro don Gesualdo (non stiamo qui, s'intende, a spartire il diritto ed il torto, che si andrebbe troppo lontano).