Rassegna storica del Risorgimento

PECCHIO GIUSEPPE SCRITTI
anno <1980>   pagina <138>
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Aldo G aro sci
stesso eclettismo, quella curiosità che egli porterà due anni dopo nella sua analisi dell'economia pubblica in Italia: vi ha parte la fondamentale credenza nella libertà di commercio, le teorie, cui abbiamo accennato del Malthus, ma anche le osservazioni del Sismondi circa i mali che porta con sé la grande industria mec­canica, mentre però gli operai che se la prendono con le macchine ne disconoscono il carattere, tutto sommato, benefico. Quel che sembra più notevole in materia economica nelle sue considerazioni della crisi è l'osservazione che non la si può collegare, come le altre grandi di cui si aveva memoria (quelle del sistema di Law, delle speculazioni coloniali, del distacco delle colonie americane), a un singolo fatto; ma, nel suo complesso, proprio al grandioso dispiegarsi delle forze produttive e dell'intraprendenza. E anche osservabili ma sotto l'aspetto politico sono le ultime pagine dell'opuscolo, nelle quali si sostiene assieme che l'Inghil­terra è intrinsecamente ben più forte che la pur saggia aristocrazia veneziana, perché la sua forza non è fondata sul monopolio, ma sulla libertà (onde, più che a Venezia, è paragonabile a Firenze antica) e che fortissima resta nei confronti dell'assolutismo continentale, e che i rancori sorti contro di essa in Europa sono in parte eredità del conflitto napoleonico; ma anche che non è da prevedere che il suo primato duri quanto quelli che lo han preceduto, perché nel mondo mo­derno la libertà, che suscita nuove forze, suscita anche quelle di nuovi rivali e concorrenti
Ma il libro in cui più si bilanciano la descrizione di costume (così riccamente presente già nel racconto di Una elezione) con la maturazione politica dell'autore è Le osservazioni semiserie... già più volte ristampato, e anche recentemente, come libro a sé, qual'era in origine. Nelle Osservazioni scritte dopo che le vicende del '30-31 avevano confermato per la Francia la modernità della formula monar­chica costituzionale, e si disegnava l'accordo delle potenze occidentali contro le potenze del nord , che funzionò (non, ahimé, per l'Italia del Pecchio), l'autore mostra in molti punti di aver superato e le sue prevenzioni contro il sistema delle due Camere e la convinzione, che lo aveva guidato in Spagna, che l'opposizione sia priva di influenza sul governo. La pagina del Pecchio sull'importanza della discussione parlamentare, dell'influsso che essa esercita sul governo è una bellis­sima pagina di moderna scienza politica. Nello stesso tempo gli spunti che, per esempio, già nella sua descrizione delle elezioni a Nottingham si potevano notare, di attenzione alla pluralità delle chiese riformate, al suo effetto benefico, e as­sieme ai limiti di bigottismo che la tradizione clericale introduceva in queste chiese dominanti, la sua propensione alla parte dei non conformisti (specie quaccheri e unitari), e assieme alla emancipazione dei cattolici (i cattolici furono, pur nel loro particolarismo irlandese, spesso alleati dei liberals in Inghilterra, specie nei primi tempi dopo la riforma elettorale). Essenzialmente il Pecchio re­stava un umanitario epicureo, al massimo un deista. Ma questa sua nuova propen­sione per le religioni razionali, questa presa di contatto col mondo variamente modellato dalla Riforma inglese, e in particolare coll'unitarismo, è accentuata in quest'opera anche per ragioni autobiografiche (che forse il curatore poteva accennare) per il fatto cioè che l'agiata moglie con cui, nel 1828, si era sposato a York, traendo si fuori dalle fatiche dell'insegnamento, apparteneva appunto a questa confessione unitaria: non è improbabile che l'interesse per le opere sociali dei quaccheri, l'educazione e la stessa letteratura femminile gli derivassero da personali esperienze.
Comunque, sia la varietà delle semiserie impressioni sull'Inghilterra nei più diversi aspetti: dalla taverna marinara alla grigia domenica, alla intimità