Rassegna storica del Risorgimento

CANTI POPOLARI UNGHERESI
anno <1980>   pagina <141>
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L'ECO E IL MITO DEL RISORGIMENTO ITALIANO IN ALCUNI SCRITTI E CANTI POPOLARI UNGHERESI
Un mito italiano in Ungheria c'era già stato all'epoca del Rinascimento, soprattutto durante il regno di Mattia Corvino Hunyadi (1458-1490), grazie alla presenza di illustri umanisti italiani alla corte del re ungherese a Buda e a quella di una numerosa schiera di studenti e studiosi magiari, tra i quali 21 celebre poeta Janus Pannonius, nelle università italiane, in particolare a Padova e a Bologna. Questo notevole scambio di idee e di uomini aveva favorito la conoscenza e la diffusione in Ungheria della cultura e delle arti italiane nel loro momento particolarmente florido della seconda metà del Quattrocento. Lo splendore italiano era stato allora preso in Ungheria come punto di riferi­mento, non solo culturale, dello stesso sviluppo politico-sociale del paese, tanto che la corte di Mattia Corvino si era circondata in abbondanza di storici, let­terati, consiglieri, cartografi, artiBti e perfino condottieri italiani, i quali avevano reso, per così dire, concreta quell'immagine ideale dell'Italia, che gli studenti magiari riportavano in patria dai loro soggiorno nel nostro paese. Il mito dell'Italia era stato dunque nel XV secolo un fatto preciso e chiaro fondato sull'apporto italiano al complessivo sviluppo dell'Ungheria. Con la fine del regno corviniano e poi con le tragiche conseguenze della battaglia di Monaca (1526) e la successiva occupazione pressoché totale dell'Ungheria da parte dei turchi, il mito italiano era andato pian piano offuscandosi fino a perdersene perfino il ricordo. Si sarebbe dovuto aspettare il XVIII secolo per una ripresa, sia pure modesta, di una presenza culturale e ideale italiana nel paese danu­biano, quasi sempre, però, filtrata e mediata da Vienna. Nel Settecento, infatti, avvenuta ormai la cacciata dei turchi dal suolo magiaro per opera delle armate imperiali asburgiche (1686, liberazione di Buda; 1699, pace di Carlowitz), e con la contemporanea penetrazione austriaca in Italia, erano ripresi quei contatti fra i due popoli, per così lungo tempo interrotti. In primo luogo i gesuiti nella prima metà del secolo, e poi gli scrittori e i poeti arcadicizzanti ungheresi ave­vano contribuito a far rinascere in Ungheria un mito dell'Italia, quantunque ristretto ad una élite culturale e assai modesto, se confrontato con quello quat­trocentesco.
Una nuova fase, successiva, dell'interesse ungherese verso l'Italia si ebbe ai primi dell'Ottocento, grazie ad alcuni illustri viaggiatori magiari, che tuttavia venivano spinti verso l'Italia più dal desiderio di ricercarvi le memorie e le vestigia del mondo classico latino, che dalla volontà di conoscere le condizioni politiche e sociali di quel paese del sole , che per loro non era altro che una pura espressione geografica e del quale ignoravano lo stesso sviluppo culturale. Oltre ai viaggiatori, anche i soldati ungheresi dell'esercito austriaco stanziato in Italia, dopo la fine dell'era napoleonica e in seguito al Congresso di Vienna, ebbero modo di conoscere il nostro paese. Nel Regno Lombardo-Veneto ci ricorda Ilona T. Erdélyi il presidio era costituito in gran parte
i) Cfr. ILONA T. ERDÉLYI, Viaggiatori ungheresi dell'epoca dalle riforme in Italia, p. 265; sta in Italia ed Ungheria, Dieci secoli di rapporti letterari, Budapest, 1967, pp. 263-280.