Rassegna storica del Risorgimento

CANTI POPOLARI UNGHERESI
anno <1980>   pagina <143>
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Scrìtti e canti popolari ungheresi 143
tra 1 altro, si legge ohe l'Ungheria non è meno schiava ed oppressa della povera Italia e gli ungheresi lo sanno, ed ecco la ragione per cui si ribellarono più volte contro la casa d'Austria . Il merito d'avere concretamente ventilato la possibilità di un'ampia collaborazione del movimento indipendentistico e rivo­luzionario italiano con quello ungherese spettava così indubbiamente al Mazzini. In seguito, l'idea dell'identità fra la situazione italiana e quella magiara, in rap­porto al predominio austriaco, accentratore e negatore di ogni forma d'indipen­denza nazionale sia per l'uno, sia per l'altro paese, si andò consolidando un po' alla volta nei magiari come negli italiani, sotto la spinta dei contatti diretti che uomini politici di entrambe le nazioni cominciarono ad avere sempre più fre­quentemente in quegli anni. Per quanto riguarda specificatamente la parte ita­liana, già prima del 1848 e poi negli anni della prima guerra d'indipendenza, gli italiani responsabili guardano ad Oriente e sollecitano i governi a ricercare collegamenti e alleanze;4) tutta una schiera di uomini politici italiani, da Cavour a Mamiani, da Balbo a Pompeo Litta ed altri, vedono nell'Ungheria la naturale alleata del movimento indipendentistico italiano contro l'Austria, co­sicché, una volta scoppiate le ostilità, intorno all'idea di stabilire un contatto diplomatico e poi militare fra gli Stati italiani e l'Ungheria in movimento si incontrano un po' tutti: italiani, polacchi, magiari .5)
Da parte ungherese, al pensiero di Giuseppe Mazzini e degli altri italiani, che tengono conto dell'Ungheria come una possibile e necessaria alleata, faranno eco alcuni pensatori, scrittori e uomini politici quali Vasvàri, Petofi e Kossuth, che immediatamente alla vigilia del 1848 e durante gli avvenimenti rivoluzio­nari di quel glorioso anno europeo, testimoni eranno nei loro scritti e nella loro azione questa unità di obiettivi e questa necessita di collaborazione fra i due movimenti rivoluzionari. Uno dei principali esponenti della rivoluzione unghe­rese del 1848, Pài Vasvàri, pubblicista e uomo politico, scriveva che l'interesse della nazione ungherese e di quella italiana è uno solo, bisogna comprenderlo bene. Abbiamo lo stesso obiettivo, come pure lo stesso nemico .6) Così descri­veva l'evoluzione del movimento rivoluzionario europeo, e in particolare ita­liano, del 1848:
I moti europei sono incominciati in Italia. Il popolo italiano viveva fra le gloriose rovine di Roma ed inorridiva, accanto alle antiche e grandiose memorie, di fronte alla
propria miseria e cantava affinché la sua anima potesse affondare nel placido mare
del ricordo. Chi viene animato da simili ricordi, non può rimanersene fermo e impotente per sempre. Nel seno di chi, anche da sveglio ha sempre sognato i grandi uomini del pas­sato, il sentimento si fa convinzione fino ad uscire sull'aperto piano dei fatti. La storia narra di Gracco, che nei suoi profondi sogni combatteva e prendeva parte alle lotte per la libertà del popolo, e giustamente lo storiografo nota che chi è preso da siffatti sogni di lotta non può restare inattivo per molto tempo. E così è stato per la nazione italiana. Le grandiose memorie la esortavano con mute parole e l'incitavano all'azione. Cosicché, non di un particolare stato d'animo c'era bisogno, ma di qualcuno che prendesse l'iniziativa, qualcuno che fosse abbastanza coraggioso da scendere sul piano dei fatti. E questi è stato Pio IX (evviva!). Egli incominciò a risvegliare nel popolo l'amor proprio ed osò afferrare
4) Cfr. ANGELO TAMBOBBA, L'Europa centro-orientale nei secoli XIX-XX (1800-1920), Milano, 1971, p. 125.
5) Ivi, p. 128.
6) Sta in Vasvàri Pài vàlogatott iràsai (Scritti scelti di Pài Vasvàri), a cura di SÀNDOR FEKETE, Budapest, 1956, p. 211.