Rassegna storica del Risorgimento

CANTI POPOLARI UNGHERESI
anno <1980>   pagina <145>
immagine non disponibile

Scritti e canti popolari ungheresi 145
La coincidenza di interessi fra Italia e Ungheria, che Vasvari così chiara-mente mostrava, come pure Patteggiamento favorevole, rilevabile da queste lettere, con cui si guardava da parte ungherese agli avvenimenti della Penisola, spiegano come il 25 giugno 1848, in piena guerra d'indipendenza, si arrivasse a formulare una vera e propria alleanza fra il regno sabaudo e l'Ungheria. Fon­damentale, per comprendere qual'era la posizione degli spiriti progressisti unghe­resi sul tema dei rapporti con il movimento rivoluzionario italiano, è l'articolo del maggior poeta ungherese, Sàndor Petófi, apparso 1*11 agosto 1848 sul giornale della gioventù radicale magiara 15 marzo Questo foglio radicale, all'insegna dello slogan Non ci serve una politica di tipo feudale! , svolse una violenta propaganda contro la pusillanimità e l'incoerenza della nobiltà e del governo magiaro nel garantire le conquiste rivoluzionarie del 15 marzo dello stesso anno e di fronte alla politica austriaca di repressione in Italia. L'articolo di Petófi, pubblicato a cinque mesi di distanza dallo scoppio della rivoluzione a Pest, cri­tica energicamente l'invio di truppe ungheresi contro i patrioti italiani, che stanno combattendo per gli stessi ideali e gli stessi fini degli ungheresi:
Fra le cose divertenti, la più divertente è che coloro ai quali è stato affidato il man­dato di sollevare la nazione magiara dal vecchio putridume, invece di farlo, ne infamano ulteriormente l'immagine: offrono aiuto all'Austria contro l'Italia, e, ciò facendo, chiudono da se stessi la porta in faccia a noi ungheresi, quella porta attraverso la quale la simpatia delle nazioni più nobili d'Europa sarebbe potuta arrivare fin qui. E pertanto, quando giungerà il momento, in cui con le nostre sole forze non ce la faremo più ad uscir dai guai cosa che potrebbe facilmente verificarsi e dovremo chiedere aiuto a queste na­zioni, esse allora ci diranno così: Andatevene all'inferno, da dove venite, voi, che alzaste le mani contro la sacra libertà, quando Io, anzi pure Voi stessi lottavate per essa! .12)
Sia le lettere, che gli scritti di uomini come Vasvari o Petófi, quanto l'at­teggiamento di gran parte degli intellettuali e della classe politica ungherese, che, soprattutto con Kossuth (nel luglio 1848, alla Dieta d'Ungheria e in altre occasioni), non mancò di riaffermare la solidarietà morale dell'Ungheria alla causa della libertà in Italia, trovarono una corrispondenza concreta sul piano operativo e militare. Dall'invio in Piemonte (novembre 1848), da parte del go­verno ungherese, del commerciante Giuseppe Carosini, profondo conoscitore della situazione ungherese, per convogliare le simpatie degli italiani verso la lotta dell'Ungheria insorta contro l'Austria I3 alla missione presso i magiari (gennaio 1849) del tenente colonnello Alessandro Monti (che avrebbe formato in Ungheria una legione italiana coi disertori lombardo-veneti dell'esercito asbur­gico) con il preciso scopo di conciliare gli interessi italo-ungheresi con quelli dei popoli slavi facenti parte del Regno d'Ungheria, è tutto un susseguirsi di inizia­tive e di scambi di uomini fra le due nazioni, che ne consoliderà sempre più l'alleanza* In terra italiana i fatti rivoluzionari del '48 e dell'anno successivo vedono le diserzioni di soldati e ufficiali ungheresi dell'esercito austriaco, impe­gnato a combattere contro il Piemonte e a sedare i moti scoppiati un po' dovun­que nelle varie parti d'Italia, e il loro passaggio nelle file dei rivoluzionari ita­liani e dell'esercito di Carlo Alberto. Gli esempi prima di Lajos "Winkler, unì-
12) 1 n T. DEBZSI - T. SZANTÓ, A magyar sajtó Icépeshonyve (libro illustrato della stampa ungherese), a cura dell'Associazione dei giornalisti ungheresi, Budapest, 1953,
p. 301.
13) Gr. A. TAMBORRA, L'Europa centro-orientale cit., p. 131.