Rassegna storica del Risorgimento
CANTI POPOLARI UNGHERESI
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1980
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Roberto Ruspanti
ciale dell'esercito imperiale, il quale, scoppiata la rivoluzione a Venezia il 17 marzo, evitò che fosse sparso il sangue dei rivoltosi italiani, schierandosi dalla loro parte, e poi di Istvan Tiirr, anch'egli ufficiale dell'esercito austriaco, che dopo esser passato ai piemontesi con circa cento suoi soldati, fondò la legione ungherese grazie al decreto firmato da Carlo Alberto alla fine del gennaio 1849, vennero seguiti da molti loro compatrioti, alcuni dei quali sacrificheranno la vita per la libertà e l'indipendenza italiana nei diversi teatri di guerra dell'anno 1849.
A ricordo e a simbolo di questo sacrificio resta un canto popolare ungherese, risalente al 1849, il Canto di un soldato ungherese morto a Venezia. Esso si differenzia da quasi tutti gli altri canti successivi, d'argomento risorgimentale, per il fatto di non celebrare un nomo politico o un condottiero famoso, ma un semplice, umile soldato, forse un profugo della Legione ungherese del Tiirr che aveva preso parte ai fatti d'arme in Piemonte e che, probabilmente all'indomani dei tristi avvenimenti di Novara, aveva scelto d'andare a combattere per la libertà della Repubblica veneziana, in seguito unitasi in alleanza militare con l'Ungheria grazie all'accordo raggiunto il 20 maggio a Duino e sigillato dalle firme del magiaro Jànos Bratich e dell'italiano Lodovico Pasini. Il povero soldato magiaro morirà a Venezia per inseguire il suo sogno di libertà:
Sole beato, quando sorgi
e voi sopra il villaggio di Tordat,
posati sull'uscio di casa di mio padre,
alla finestra di mia madre.
Io giaccio morto a Venezia,
là riposo in una tomba profonda,
senza una lapide che ricopra il mio capo,
per cui non cercarmi nemmeno.
Venezia è ormai la mia patria,
addio padre mio, addio madre miai 14)
È da questo momento storico che data la nascita di quella che può essere definita l'epopea dell'amicizia italo-magiara nel Risorgimento; ed è a partire da questo momento che sorge in Ungheria un nuovo mito dell'Italia destinato a lasciare segni, che perdurano forse ancor oggi. A testimonianza di questo mito, fondato sull'eco che gli avvenimenti risorgimentali italiani, strettamente concatenati con le lotte indipendentistiche magiare, ebbero nel paese di Lajos Kos-suth, e caratterizzato dalla comunanza di ideali e di interessi dei due popoli, restano i canti popolari ungheresi, modo tipico con cui si esprimevano in Ungheria i grandi sentimenti del popolo. Tali canti, sorti parallelamente al latto politico, formano una vera e propria piccola letteratura e, sebbene non abbiano grandi pretese artistiche e siano impostati su due o tre note ricorrenti su cui poggiano semplici rime, svolsero una funzione divulgativa presso il popolo ungherese, quasi una stampa clandestina che si faceva ascoltare ricorrendo al trucco della musica. Pochi nel decennio che va dal 1849 al 1859, nel periodo successivo, che coincide con l'impresa dei Mille e i vari progetti di azioni garibaldine nell'Europa orientale degli anni successivi e si conclude nel 1867 con
M) In OSZKAR M/ULANO, Stéhelyfoldi gyiijtés (Raccolta di canti della terra dei Szé-kely), Budapest, 1905, p. 208 (Traduzione personale).