Rassegna storica del Risorgimento

CANTI POPOLARI UNGHERESI
anno <1980>   pagina <147>
immagine non disponibile

Scrìtti e canti popolari ungheresi 147
il Compromesso austro-ungarico, essi diverranno numerosi fino a costituire un diario di quegli avvenimenti e delle speranze ungheresi riposte in Garibaldi e nei condottieri magiari in esilio in Italia, nonché l'espressione più diffusa del­l'alto grado di popolarità raggiunto in Ungheria dall'Eroe dei due mondi e dagli uomini, italiani e ungheresi, impegnati nelle vicende risorgimentali.
I primi canti popolari dell'esilio, succeduto alla disfatta ungherese di Vilà-gos del 13 agosto 1849, pur non avendo un riferimento specifico all'Italia, servono da presentazione di noti personaggi storici magiari, che ebbero un ruolo di primissimo piano nello sviluppo dei rapporti e dell'intesa italo-ungherese in funzione anti-austriaca, dopo il fallimento dei moti rivoluzionari e delle guerre d'indipendenza del 1848-49. I canti, se da un lato sono una testimonianza diretta dell'importanza che il popolo ungherese attribuiva agli uomini del '48-'49, nonché della grande notorietà di cui questi godevano in patria, dall'altro lato rappresentano la conferma indiretta del significato e del valore storico che ebbe quell'elite politico-culturale ungherese post-quarantottesca, emigrata in gran parte proprio in Italia e impegnata a creare legami, amicizie, intese con gli uomini del Risorgimento italiano:
Calmo è il mare, non mugghia: sarà tranquillo il viaggio dei fuggitivi. Evviva Lajos Kossuth!
Tiirr, Kossuth e Klapka perché non tornate a casa? Sapeste come v'aspetta la nazione, come conta i minuti! Portate con voi Perczel! **)
I personaggi che compaiono in questo Canto dell'esilio sono tutti legati alla storia d'Italia, impegnati come furono nell'organizzare dal nostro paese la resi­stenza magiara all'Austria, che sfocerà in un altro momento di punta nei mesi che precederanno e vedranno svolgersi la guerra del 1859: Tiirr, il già citato comandante della Legione ungherese nell'esercito sardo, che poi sarà luogote­nente di Garibaldi nella spedizione dei Mille; Kossuth, il capo spirituale della lotta per la libertà e l'indipendenza dell'Ungheria, il quale tenne sempre stretti legami con la classe politica dirigente sabauda, snobbando un po' (e gli verrà rimproverato dagli storici ungheresi) il movimento rivoluzionario di tendenza repubblicana cui in un primo tempo, specie con Mazzini, si era avvicinato ritenendo di avere dalla prima più valide speranze di appoggio per il suo scopo principale: il distacco dell'Ungheria dall'impero austriaco; infine, Klapka, il noto generale delle campagne di guerra del '49, fra gli uomini più attivi della emigrazione ungherese in Italia, e Perczel, generale anch'egli, celebrato in un altro canto come condottiero dei magiari > per essersi eroicamente battuto, a capo dell'esercito nazionale degli Honvéd, contro le sovrastanti forze croate di Jelac nella primavera del '49: sia Klapka che Perczel si renderanno autori, dieci anni dopo, durante la guerra del '59, di un proclama alle truppe magiare
15) in L. DÉcu, A szabadsàgharc népkoltészete (La poesia popolare della guerra per la libertà), Budapest, 1952 (Traduzione personale).