Rassegna storica del Risorgimento
CANTI POPOLARI UNGHERESI
anno
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1980
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pagina
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150
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150 Roberto Ruspanti
I canti popolari d'argomento politico del periodo post-I860 testimoniano della qualità, in termini di uomini, dell'impegno politico ungherese in vista di una comune azione rivoluzionaria dal vasto respiro, che avrebbe dovuto estendersi dalle contrade italiane delle Tre Venezie a quelle magiare in un'unica fiammata tanto forte da bruciare le ali all'aquila bicipite asburgica. I canti di questo periodo, come si è detto, sono i più numerosi e vedono per protagonisti i grossi nomi della politica e dell'esercito ungherese, dei combattenti per la libertà in prima fila nell'intessere trame e complotti assieme ai loro compagni italiani, con il preciso scopo di organizzare un movimento europeo di tutti i popoli soggetti a Vienna e, nell'ambito di questo, sollevare ancora una volta l'Ungheria schiacciata e annichilita. Difatti, immediatamente dopo l'impresa dei Mille, venne maturando quello che fu, forse, il più grande progetto di liberazione dell'Ungheria nella storia dei rapporti italo-magiari nel Risorgimento. Tale progetto poggiava su due capisaldi fondamentali, uno politico e l'altro operativo: l'intesa fra il Comitato Nazionale Ungherese sorto in Italia per iniziativa degli esuli e Cavour, il quale desiderava distogliere l'attenzione dell'Austria dalla nascente Italia unita, e la formazione di un esercito di circa trentacinquemila uomini pronto a sbarcare, al comando di Garibaldi, sulle coste della Dalmazia e da lì penetrare in Ungheria appiccandovi l'incendio della rivoluzione che covava sotto le ceneri delle lotte del '48-'49. Il progetto fallì per varie cause, principalmente per la rinunzia austriaca ad attaccare il nuovo Stato italiano; questo fallimento, però, non impedi che Garibaldi divenisse un punto di riferimento per tutte le aspirazioni magiare e il principale interlocutore di tutti quei tessitori di trame rivoluzionarie pronti all'azione. Questo determinò che l'Eroe venisse mitizzato nei canti popolari ungheresi come forse in nes-sun'altra letteratura straniera è accaduto.
In un canto del 1862, Evviva Garibaldi!, sono presenti tutti i motivi tipici di quel periodo: l'attesa degli esuli congiunta all'attesa per la liberazione dell'Ungheria, le critiche alla classe dirigente compiacente e pavida, la celebrazione di Garibaldi, ormai divenuto vessillo di tutti i progressisti e i rivoluzionari ungheresi:
Sporca è la mia camicia,
sporchi i pantaloni:
ne avrò di nuovi da Kossuth
ed un fucile mi darà Istvan Tiirr.
Evviva Garibaldi!
Verranno tutti insieme: Kossuth e Klapka e Tiirr, alla testa d'una grande armata di venti o trentamila eroi. Evviva Garibaldi!
I corvi sono molti qui da noi,
pochi sono invece le spade ed i cavalli:
Da qui a poco ce li porteranno,
a morire pronti già siamo!
Evviva Garibaldi! M>
2) In LASZLÓ ARANY e PÀL GYULAJ, Elegyes gyujtések Magyarorszdg és Erdély kiilónbózò részeibol (Raccolte miste delle diverse zone dell'Ungheria e della Transilvania), Budapest, 1872, p. 297 (Traduzione personale).