Rassegna storica del Risorgimento
CANTI POPOLARI UNGHERESI
anno
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1980
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pagina
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153
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Scritti e canti popolari ungheresi 153
imprese risorgimentali si smorza lentamente fino a perdersi del tatto. Unico a resistere nel tempo rimane il mito di quelle gloriose lotte comuni tramandato nei libri e nei canti popolari. E proprio un canto suggella idealmente e simbolicamente la fine delle speranze che i rivoluzionari e gli indipendentisti ungheresi avevano riposto nel Risorgimento italiano per un distacco del loro paese dall'Austria: solo, nel suo gran dolore . come dice il canto, che è del 1867 a credere in quella ineluttabile necessità resterà Lajos Kossuth, il quale dall'esilio di Torino sarà profeta inascoltato del crollo della monarchia asburgica, che cinquantanni dopo avrebbe travolto la stessa Ungheria, ormai legatasi mani e piedi allo scricchiolante carro da guerra austriaco.
Nel suo gran dolore
siede Lajos Kossuth
in riva al mare:
quante le maledizioni che riceve,
tante le lacrime ch'egli versa
pensando alla sua patria:
evviva la patria!
Sa scrìvere bene Lajos Kossuth e non gli occorrono candele: al lume d'una stella lucente ha scritto quella lettera famosa.28' Evviva la patria!
Sa scrivere bene Lajos Kossuth: del suo paese descrive i difetti, ne mostra i mali, ma sa pure indicarne i rimedi. Evviva la patria!
Invano scrive Lajos Kossuth
che van male gli affari d'Ungheria.
Oh, ma verrà pure il giorno
in cui Kossuth ritornerà!
Evviva la patria!
Scroscia forte la pioggia sul cappello di Lajos Kossuth: quante son le gocce che cadono su lui, altrettante siano le benedizioni! Evviva la patria!
ROBERTO RUSPANTI
27) Xn questo verso è simboleggiato l'esilio in Italia dello statista ungherese.
28) Si allude ad una lettera aperta di disapprovazione scritta da Kossuth a Ferenc Deak, lo statista liberale artéfice del compromesso fra la dinastia asburgica e la nazione ungherese nel 1867. La lettera è datata: Parigi, 22 maggio 1867. L'8 giugno dello stesso anno, quindi soltanto diciassette giorni dopo, Francesco Giuseppe d'Austria cingeva la corona di Santo Stefano e giurava fedeltà alla costituzione ungherese del '48, da lui allora tradita.
29) XI canto del dolore di Kossuth in L. AIUNY e P. GYULAI, op. c, p, 294 (Traduzione personale).