Rassegna storica del Risorgimento
GIANNELLI PIETRO; NUNZIATURE APOSTOLICHE NAPOLI 1859-1860
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La nunziatura di Napoli 1859-60 159
francese cercava di ottenere dagli Stati italiani fossero dannose ed, infine, presentiva che una qualche discordia stesse originandosi tra Parigi e Torino.
Inoltre il Re Borbone credeva si sarebbe anche potuto dire sperava > che il Piemonte, sconvolto dall'attività rivoluzionaria e privo dell'appoggio della Francia, potesse trovarsi coinvolto in un'altra guerra con l'Austria. Tutto ciò lo portò a ritenere che la migliore attitudine fosse quella di eludere le prò* poste francesi, di procrastinare, di aspettare gli eventi. Ma i principi italiani minacciati dovevano resistere insieme. In una lettera inviata al Papa e consegnata dal duca di Serracapriola, egli non solo esprimeva tale desiderio, ma, in termini ben decisi, offriva di porre la sua persona e quanto possedeva a disposizione della Santa Sede. Non solo, ma, una volta ancora, senza specificamente menzionare la Spagna, egli offriva il suo aiuto al Papa in qualunque trattativa con altra potenza straniera.35* Ovunque si speculava sul fatto che Francesco II avesse offerto il suo aiuto militare alla Santa Sede, specie quando, verso la fine di settembre, il gen. Pianell condusse una colonna di 12.000 soldati verso la frontiera pontificia. Nonostante il tono incoraggiante della lettera di Francesco al Papa, si trattava, di fatto, di un provvedimento a scopo difensivo. Qualora Serracapriola non avesse già reso noto il valore effettivo degli aiuti che Napoli poteva offrire al Potere Temporale del Papa, un telegramma del 28 agosto 1859 ebbe modo di chiarire, inequivocabilmente, la situazione: Napoli non era nelle condizioni di poter affrontare la rivoluzione nelle Legazioni.36) Il Governo dei Borboni intendeva porgere al Papa il suo appoggio morale e diplomatico, ma non materiale, eccetto forse in circostanze eccezionali, difficili da prevedere.
Sebbene egli non fosse a conoscenza delle istruzioni ricevute dal Pianell, Giannelli era tuttavia nel giusto quando informava, il 10 settembre, che i 12.000 soldati erano stati inviati negli Abruzzi per paura che la rivoluzione potesse colpire le Due Sicilie attraverso il territorio pontificio.37) Non esisteva il piano di aggressione su cui Whyte ha speculato assieme ad altri r38' il regime borbonico si preoccupava soprattutto della propria sicurezza.
Lo scioglimento dei reggimenti svizzeri che, a suo tempo, avevano formato il vero nerbo di tutta l'armata reale aveva già portato il Giannelli a delle
34) Giannelli ad Antonelli, 28 luglio, n. 8254, A.S.V., SdS, 1859, r. 165, pacco 9, ff. 52-53. Riferendosi alle concessioni politiche desiderate dalla Francia, Francesco II diceva che era ormai evidente che Napoleone voleva che gli Italiani introducessero un Corpo Legislativo sul modello di quello francese. Ciò avrebbe egli aggiungeva costituito un passo indietro per il Piemonte, ma avrebbe anche rappresentato una innovazione troppo pericolosa per gli altri Governi italiani non abituati a quel genere di libertà.
35) Francesco II a Pio IX, 30 luglio 1859, P. PIRRI, op. cit., parte II (doc.), p. 126. 3*) Agostino Severino a De Martino, 28 agosto 1859, in cifra, Archivio di Stato di
Napoli, Archivio Borbone, busta 1494, f. 127. Secondo lo ZAZO, Serracapriola spiegò al Papa perché era impossibile inviare truppe napoleoniche per placare l'insurrezione della Romagna (A. ZAZO, op. cit., p. 175, n. 4).
37) Giannelli ad Antonelli, 10 settembre 1859, n. 8326, A.S.V., SdS, 1859, r. 252, pacco 1, f. 123. Per qualche ragione, il Re preferiva che il Giannelli non fosse messo al corrente delle istruzioni date al Pianell. Ordinò, pertanto, al Filangieri di scrivere direttamente alTAntonelli ed all'inviato napoletano a Roma, Giacomo De Martino (Francesco II a Filangieri, 7 ottobre 1859, in R. MOSCATI, La fine cit., p. 127).
38) Per un esame della questione, vedi R. CUMMINGS, Francis II of Naples-Shield Jor Pio IX?t in The Catholic Historìcal Revìew, voi. LX, n. 1 (1974) pp. 41-54.