Rassegna storica del Risorgimento

GIANNELLI PIETRO; NUNZIATURE APOSTOLICHE NAPOLI 1859-1860
anno <1980>   pagina <161>
immagine non disponibile

La nunziatura di Napoli 1859-60 161
verno di Napoli nell'autunno del 1859. Egli riportava ciò che sapeva, ma i suoi dispacci non fanno pensare ad alcun tentativo, da parte sua, di influenzare le deliberazioni napoletane. Più tardi, nell'estate del 1860, nei mesi turbolenti delle concessioni e del governo costituzionale, il Nunzio per natura moderato avrebbe poi usato la sua influenza in verità limitata in modo ben diverso da come il Brenier, a questo punto, avrebbe potuto prevedere.
Negli ultimi mesi del 1859 e nei primi del 1860, i dispacci del Giannelli riferiscono una situazione di calma generale, puntualizzata da occasionali com­plotti ed arresti, turbata da un clima di inquietudine e di tensione. L'appren­sione che nutriva il Nunzio circa la lealtà o meno delle truppe era in parte almeno mitigata dalle assicurazioni del Direttore generale di Polizia, Luigi Ajossa, e del gen. Lanza: entrambi affermavano che il Governo poteva - di fatto fidarsi dell'esercito.47) Il movimento rivoluzionario non era ancora tanto forte almeno per ora da poter uscire allo scoperto e, sebbene elementi sovver­sivi tentassero di guadagnarsi la partecipazione del popolo minuto, questo e per tradizione e per ignoranza non era ancora maturo alla libertà.48)
L'inefficienza del Gabinetto causava preoccupazioni: quello esistente, infatti, non solo mancava di solide, dirette doti di comando, ma era anche discorde sulla questione delle riforme.
Nella sua corrispondenza con Roma, il Giannelli usava lodare il Re per la sua abilità nel mantenere al ministero un uomo del prestigio del Filangieri, anche se, poi, non gli lasciava mano libera nelle cose di molto rilievo , come era, per esempio, la riforma costituzionale. Il Nunzio sapeva anche che il gene­rale non riscuoteva più la stima di un tempo, non solo, ma al principio di feb­braio egli riferiva di aver appreso da fonti attendibili che il Filangieri aveva agito con imperdonabile doppiezza nello svolgere alcuni incarichi affida­tigli dal Re. Tutto ciò, continuava il Giannelli, affliggeva il Re, specie perché, seguendo l'uso paterno, Francesco II era tornato ad accentrare nelle sue mani ogni responsabilità di Governo, anche se ne sentiva tutta la gravosità. Tale situazione, osservava il Giannelli, era causata dal fatto che se si eccettuavano alcuni vecchi uomini politici per il resto non c'erano davvero molti talenti a disposizione.51) A questo proposito, il Moscati nota che i Borboni stavano impe­gnandosi nel loro ultimo tentativo di politica reazionaria.S2) Quando, a principio di marzo, a Napoli, per paura di una dimostrazione, la polizia effettuò una serie di arresti, il Giannelli non espresse alcun giudizio circa i motivi che potevano aver spinto il Governo a prendere una tale decisione. Si sentì, in ogni caso, in dovere di confessare che non erano stati notati disordini e che gli arresti ave-
47) Giannelli ad Antonelli, 29 settembre, senza n., A.S.V., SdS, 1859, r. 165, pacco 9, f. 64; Giannelli ad Antonelli, 5 ottobre, n. 8356, A.S.V., SdS, 1859, r. 252, pacco 2,
;f. 105.
4S) Giannelli ad Antonelli, 5 ottobre, n. 8356, A.S.V., SdS, 1859, r. 252, pacco 2,
f. 105; Giannelli ad Antonelli, 27 ottobre, n. 8376, A.S.V., SdS, 1859, r. 165, pacco 9,
f. 68.
49} Giannelli ad Antonelli, 27 ottobre, n. 8376, A.S.V., SdS, 1859, r. 165, pacco 9,
f. 69.
50) Giannelli ad Antonelli, 4 febbraio, n. 8499, A.S.V., SdS, 1860, r. 165, pacco 34,
f. 24.
51) Giannelli ad Antonelli, 28 gennaio, n. 8486, M, t 22.
52) R. MOSCATI, La fine cit., p. 77.