Rassegna storica del Risorgimento

GIANNELLI PIETRO; NUNZIATURE APOSTOLICHE NAPOLI 1859-1860
anno <1980>   pagina <163>
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La nunziatura dì Napoli 1859-60
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Antonelli-Giannelli. H Giannelli non seppe infatti delle trattative confidenziali che si stavano svolgendo, finché esse non furono bene avviate. Quando il rappre­sentante napoletano a Roma, Giacomo De Martino che era al centro di dette trattative ritornò a Napoli per compiere un ultimo sforzo onde persuadere il Re ad inviare le sue forze verso il Nord a protezione della Santa Sede, si trovò a parlare con un Nunzio alquanto imbarazzato. Il Giannelli cercava di mantenere la conversazione in termini generali: gli era difficile discutere la questione, egli disse ad Antonelli, non avendo avuto alcun ordine ed istruzione dalla E. V. Revjna. **> Inoltre il Nunzio riferiva di aver appreso da Carafa che De Mar­tino era stato chiamato a Napoli non per negoziare, bensì per essere informato sulle ragioni che impedivano a Napoli di aderire al progetto. S9> Il Giannelli si sentiva in dovere di riferire per sua tranquillità ciò che aveva udito dal Carafa e le spiegazioni che questi gli aveva fornite: in realtà era ben certo che FAntonelli fosse già al corrente di tutti gli aspetti del problema.60' In generale, tale era la posizione del Giannelli in questioni di alta diplomazia. Nel novembre del 1859, nel presentare la sua relazione sul delegato da inviare al Congresso che avrebbe dovuto essere indetto da Napoleone per definire la posizione italiana, egli, infatti, scriveva: ho ragioni, se non erro, di ritenere essere quasi una specie di ardire che io tocchi tali materie. Ed è appunto per questo motivo, che mi astengo ordinariamente di entrare in un dato ordine di cose... .61) Nel febbraio, il Nunzio riferiva uno dei soliti e purtroppo lunghi abboccamenti con il Brenier alla Nunziatura. Quello in questione si aggirava, in modo alquanto misterioso, sui piani di Napoleone sull'Italia centrale, sebbene il Giannelli fa­cesse notare la sua riluttanza ad intrattenere simili argomenti.62' Sapeva bene che il cardinale era in contatto diretto con Parigi e pertanto in pos­sesso di informazioni molto più attendibili delle sue. Allo stesso tempo, però, si sentiva in dovere di rendere noto quali fossero le reazioni del Napoletano ad ogni progetto o manovra diplomatica. Così informava l'Antonelli che i liberali avevano appreso con piacere gli intrighi che avrebbero spinto i Napoletani ad entrare negli Stati della Chiesa, mentre altri consci del pericolo si mante­nevano diffidenti. 63)
Tra tante apprensioni, TAntonelli poteva tuttavia trarre conforto, incorag­giato in ciò dal Giannelli, dalla convinzione che lo spingeva a ritenere salda la posizione del Governo borbonico fino a quando le sue truppe avessero potuto agire energicamente e fino a quando gli elementi rivoluzionari non avessero ricevuto aiuti dal di fuori.M) Sfortunatamente, però, e per il Papato e per i Borboni, nell'Italia meridionale, il più temuto degli aiuti dal di fuori sarebbe stato rappresentato dallo stesso Garibaldi. Bisognava inoltre riconoscere che le truppe napoletane erano ben lontane dall'avere la forza di fargli fronte. Quando, 1*8 maggio, il Giannelli riferiva che due navi con 1.000 volontari avevano lasciato
58) Giannelli ad Antonelli, 24 marzo, particolare, A.S.V., SdS, 1860, r. 165, pacco 34, f. 75.
> Ivi, f. 76. 6) Ivi, f. 76. 6i) Giannelli ad Antonelli, 26 novembre, n. 8412, A.S.V., SdS, 1859, r. 165, pacco 9,
ff. 78-79.
62) Giannelli ad Antonelli, 4 febbraio, n. 8499, Riservato, A..S.V., SdS, 1860, r. 165,
pacco 34, ff. 24-25.
63) Giannelli ad Antonelli, 24 maggio, n. 8546, Ivi, f. 74.
64) Antonelli a Giannelli, 28 marzo, n. 10083, brutta copia, /vi, f. 77.