Rassegna storica del Risorgimento
GIANNELLI PIETRO; NUNZIATURE APOSTOLICHE NAPOLI 1859-1860
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Raymond L. Cummings
lenze di ogni sorta, ed in una parola per rivoluzione anche comunistica, e su tal punto Sua Maestà mi narrava che l'altro giorno una turba di villani si credette perciò autorizzata di entrare in un bosco regio a devastarlo. Ho indebolito il Governo, proseguiva a dirmi, ìp, modo che non trovo più mezzo da condurre la pubblica cosa, e non ho raggiunto lo scopo; dopo tanta resistenza mi sono alla fine sporcificato, ripetendo così le celebri parole del Somma Pontefice Pio VII. Manterrò fermamente ed esattamente la legge costituzionale che ho accordato ai miei popoli, ma le cose prendono una piega così rovinosa, che avremo di certo qualche giornata di combattimento e di sangue, e ciò nonostante dovrò probàbilmente partire dal Regno*.Sono peraltro fermo di non ammettere mai proposizioni contrarie alla Religione ed alla S. Sede, e confido che Iddio e Maria SS.ma mi abiteranno piuttosto a morire anche su di un campo di battaglia, che macchiar la coscienza tradendo i miei doveri. Dopo questa espressione di un animo afflitto e virtuoso Sua Maestà terminava dicendomi, che non si troverebbe in questi gravi pencoli ed abbandonato da tutti se avesse mandato un sol battaglione colla Sua bandiera alla guerra contro l'Austria; cosa che non fece perché non gli sembrò giusta. Narro tutto ciò, perché Sua Maestà me ne manifestò ieri sera le più vive premure e, come sopra ho indicato, bramando che il S. Padre conosca quali sono le sue angustie.
A dir vero, ove non cessi questo stato di agitazione, io comincio a temere assai della salute di quest'ottimo Sovrano, e specialmente del suo sistema nervoso, che è d'altronde molto delicato.
Temo ancora che ciò possa dar luogo a quel funesto Vicariato di cui dava cenno nel mio foglio in cifra del 25 giugno scorso. W H Re giungeva a dirmi che l'attuale ministero di uomini moderati è quasi un club di rivoluzionari.
i Da mia parte mi affaticai di consolare Sua Maestà e cominciando di lodare altamente, come ho già fatto altre volte, la determinazione di mantenere con tutti gli sforzi la Costituzione, procurai mostrare i vari vantaggi, che da questo nuovo sistema possono ottenersi pel Regno. Dissi ciò anche perché una delle calunnie, che si spargono contro il Re, consiste nel voler sostenere che Egli non sia disposto a tenere la Sua parola. W Soggiungevo però chiaramente, che conviene pensar subito a migliorare la milizia (la quale d'altronde è buona, risoluta, è si sta aumentando) ed a porvi alla testa un abile generale; poiché l'Armata è quella che deve sostenere l'ordine e lo Statuto e far fronte alle aggressioni esterne. Consigliai al Re di tentare subito di avere il gen. Changarnier e l'idea fu assai ben accolta. Io non so se oso troppo, ma se il S. Padre in quella mirabile amorevolezza, che tutto il mondo loda, credesse di scrivere una di quelle auree Sue Lettere diretta a rilevare un poco l'animo di questo afflitto e pio giovane Sovrano, mi pare che sarebbe un vero tratto di paterna benignità.88)
È evidente che il Giannelli non condivideva l'opinione del Re e non ere deva che il nuovo ministero << di nomini moderati costituisse invece quasi un Club di rivoluzionari . Egli era stato molto cortesemente ricevuto da loro89) e ne aveva ricevuto un'ottima impressione. Secondo lui, erano persone moderate e di buona reputazione, come il loro capo Signor Commendator Spinelli che faceva ogni sforzo per infrenar i movimenti molteplici della rivolu-
) Il vicariato menzionato è quello stesso che il conte d'Aquila, zio del re, cercava di ottenere (Giannelli ad Antonelli, 25 giugno, n. 8647, Ivi, f. 124).
") Quattro giorni dopo che il Giannelli ebbe a pronunziare queste parole, il gen. Piànéll che veniva a far parte del Gabinetto come ministro della Guerra consigliò a Francesco II praticamente le stesse cose, e cioè di tener fede alla Costituzione e di combattere la diffidenza dilagante (G. PIANBLX, Memorie, a cura di E. Pianell-Ludolf, Firenze, 1902, p. 11).
8) Giannelli ad Antonelli, 7 luglio, n. 8658, brutta copia, A.S.V., SdS, 1860, r. 165, pacco 35, fi*. 152.153,
V) Giannelli ad Antonelli, 2 luglio, n. 8654, Ivi, f. 136.