Rassegna storica del Risorgimento
GIANNELLI PIETRO; NUNZIATURE APOSTOLICHE NAPOLI 1859-1860
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1980
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La nunziatura di Napoli 1859-60 171
aeravano ingrandirlo, incominciando con rimpadronirsi dei territori pontifici di Benevento e Pontecorvo. A questo proposito, il Nunzio consigliava che la guarnigione di Benevento fosse adeguatamente rafforzata. I02>
Roma era in continua apprensione perché vedeva Napoli sul punto di capitolare sotto gli attacchi di nemici interni ed esterni. Nondimeno, dalla fine di giugno, cioè sin da quando il Borbone aveva aderito alle richieste francesi, una paura hen maggiore era sorta. Grave danno, infatti, sarebbe derivato alla Santa Sede da una eventuale intesa tra Torino ed il regime liberale, qualora esso si fosse affermato. Il foglio L'Italia che, secondo il Giannelli sarebbe stato sovvenzionato dal ministero, era anche, tra i giornali riconosciuti , quello che più andava spargendo rio veleno contro il clero e la Santa Sede.103) Detta pubblicazione sistematicamente definiva il Papato la rovina della Libertà, della Nazionalità e della Istruzione scientifica in Italia e doversi perciò togliere la sua Dominazione temporale e la sua influenza sulle Scienze. Affermava inoltre che era assolutamente impossibile creare una stabile confederazione tra il Piemonte e le Due Sicilie fino a quando l'odiata potenza teocratica fosse rimasta incastrata tra le loro frontiere. Sebbene i ministri ripetessero al Nunzio di essere favorevoli ad un'alleanza che non coinvolgesse gli Stati papali, egli era convinto che fossero proprio loro ad ispirare ed a finanziare L'Italia.10*) Per questo motivo chiese all'Antonelli di istituire, a Napoli, una o più pubblicazioni politico-religiose da opporre a quel torrente anticlericale . l05)
Intanto gli attacchi al clero non erano solo a parole. Il vescovo di Adria, per esempio, riferiva che una violenta dimostrazione aveva costretto i Gesuiti a lasciare il Seminario vescovile. Il Giannelli affermò che avrebbe levato immediatamente la sua voce di protesta, sebbene fosse conscio che non sarebbe servita un gran che perché la Rivoluzione purtroppo sempre costante a se stessa in ogni paese voleva espellere i Gesuiti da tutti i luoghi di educazione .106) E non solo i Gesuiti, ma anche i vescovi erano particolarmente colpiti, perché considerati parte della campagna contro la reazione.107)
Giungevano poi altri tipi di resoconti, resoconti che parlavano di collaborazionismo da parte di vari vescovi siciliani con il Dittatore. Il Nunzio si rifiutava di biasimare ciò che poteva anche essere frutto di dicerie, e preferiva tenersi dalla parte della carità. Il povero mons. Arcivescovo di Palermo fu costretto a recarsi a benedire la distruzione del forte di Castellammare; e un mondo di cose si dicevano del vescovo di Mazara, ma erano poi vere? Egli era un galantuomo la cui famiglia aveva, un tempo, sofferto a causa della sua devozione al Re.I08) Il Giannelli temeva che gravi imposizioni si stessero esercitando sulla Chiesa, in Sicilia, ove però non potrebbe negarsi che non si faceva il miglior uso delle grandi ricchezze che il clero aveva conservato sempre intatte fin dal
102) Giannelli ad Antonelli, 20 luglio, n. 8680, Ivi, f. 79.
103) Giannelli ad Antonelli, 28 luglio, n. 8681, Ivi. f. 82.
1M) Giannelli ad Antonelli, 1 agosto, n. 8688, Ivi, fl 94-95. Gran parte del dispaccio è in cifra.
105) Giannelli ad Antonelli, 28 luglio, n. 8681, Ivi, f. 83.
106) Giannelli ad Antonelli, 26 luglio, n. 8680, Ivi, f. 80.
107) Giannelli ad Antonelli, 1 settembre, senza n., in cifra. Ivi, f. 175; R. DE CESARE, op. eh., p. 395.
108) Giannelli ad Antonelli, 8 agosto, n. 8698, A.S.V., SdS, 1860, r. 165, pacco 36, f, 115. (La sottolineatura è mia).