Rassegna storica del Risorgimento
GIANNELLI PIETRO; NUNZIATURE APOSTOLICHE NAPOLI 1859-1860
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Raymond L. Cummings
reali, a Capua, da parte dei Garibaldini, non riuscì ad indebolire le sue speranze in una possibile vittoria militare. Quando poi i Piemontesi si accingevano ad entrare nel territorio napoletano, ancora una volta il Giannelli ed il Corpo diplomatico incoraggiarono una rapida offensiva verso la capitale, offensiva accompagnata dairassicurazione che si sarebbero risparmiate vendette e persecuzioni.124)
Informato dal Re che un forte movimento controrivoluzionario stava diffondendosi negli Abruzzi, il Giannelli aveva consigliato rimmediato invio di truppe onde regolare il movimento popolare, che non trascorra (come spesso avviene) in eccessi, e difenderlo in pari tempo contro le aggressioni delle truppe del gen. Garibaldi ed altri . Francesco II si era dichiarato in accordo con lui poiché, in precedenza, si era già regolato allo stesso modo in fatto di vendette e persecuzioni .125)
Verso la fine di ottobre era chiaro che Francesco II non avrebbe potuto riprendere il suo regno, avvalendosi unicamente delle proprie forze. Era particolarmente penoso per il Nunzio e per l'Antonelli essere convinti che, se si fosse potuto evitare l'intervento dei Piemontesi, i Borboni sarebbero stati tuttora padroni della situazione. Volontari arrivavano ancora numerosi a Gaeta. Le truppe avevano combattuto intrepidamente al Garigliano. In vari luoghi del Regno si avevano evidenti segni di reazione. Nonostante la condotta ora sospetta, ora troppo pavida dei generali napoletani, Garibaldi sarebbe potuto essere sopraffatto perché l'immensa maggiorità del Paese era per la dinastia regnante.l2
Così il vecchio regime giudicava il nuovo: esso era illegittimo sia dinasticamente, sia perché credeva giusto che i governi avessero il diritto di basarsi sul volere dei popoli. E credendo ancora nell'immensa maggiorità , Francesco II esiliato a Roma cercherà di dare vita ad un altro movimento rivoluzionario: una specie di contro-rivoluzione borbonica.
Continuando la lettura del carteggio Antonelli-Giannelli si può dedurre chiaramente che il Nunzio non si alleò mai alla così detta camarilla, non tentò di insidiare il regime costituzionale istituito nel giugno del 1860, né tanto meno incitò il clero ad attività reazionarie. Al contrario, dopo la morte di Ferdinando, nel maggio del 1859 egli vide di buon occhio la necessità di attuare riforme moderate, e d'altro canto Francesco II, giovane ed inesperto monarca, non poteva continuare ad ignorare le richieste insistenti di un mutamento di governo, basato su ministri che ispirassero piena fiducia. Per questa ragione il Giannelli aveva sostenuto la nomina del Filangieri e, sebbene temesse le conseguenze di un governo costituzionale, specie con l'esempio del Piemonte davanti agli occhi, si era astenuto dall'esercitare la propria influenza sul Re,
124) Giannelli ad Antonella 12 ottobre, n. 25, Riservato, Ivi, pacco 36, f. 96. Un membro del Corpo diplomatico a Gaeta, era stato informato che i rivoluzionari allontana" vano il popolo dal Re e lo costrìngevano a votare per l'annessione, destando il timore di vendette reazionarie. Sui diplomatici a Gaeta e, soprattutto sul Nunzio, si sbizzarrì l'ironia di Punch il 9 febbraio 1861. Lo sceneggiato è riassunto in E. MORELLI, Punch non ha dubbi. L'Italia meridionale è stata liberata, in Studi in memoria di Nino Cortese, Roma, 1976, pp. 344-345.
5) Giannelli ad Antonclli, 6 ottobre, n. 17, A.S.V., SdS, 1860, r. 165, pacco 37, f. 77.
,26> Giannelli ad Antonelli, 25 ottobre, n. 31, Ivi, F. 116; Antonclli a Giannelli, 2 novembre, n. 14761, brutta copia, fui, f. 128.