Rassegna storica del Risorgimento

BOVIO GIOVANNI; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1980>   pagina <177>
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L'EREDITÀ DI MAZZINI NEL GIUDIZIO DI GIOVANNI BOVIO
Nell'ultimo trentennio dell'Ottocento Giovanni Bovio fu, per unanime riconoscimento, il più brillante oratore dell'Estrema Sinistra. Pensatore origi­nale, filosofo della storia, dotato di vastissima erudizione e di parola scultorea, nel 1876 sembrò prendere alla Camera il posto lasciato da Giuseppe Ferrari, anche perché repubblicano e indipendente dai gruppi che tenevano allora il luogo dei partiti.8
Repubblicano, e perciò vicino ai seguaci di Mazzini, ai quali spesso si af­fiancò nella lotta politica, mantenendosene, però, distinto. La divergenza aveva motivazioni ideologiche. Bovio aveva elaborato una concezione dello sviluppo storico e della funzione dello Stato nella società con cui riteneva di aver superato le dottrine precedenti, compresa quella mazziniana. Non era d'accordo, perciò, con chi credeva vivo ed attuale l'insegnamento di Mazzini anche dopo la sua morte; al contrario, per lui l'Apostolo aveva esaurito la sua missione nella vita italiana già prima del 10 marzo '72: il ricordo dei suoi meriti indubbi verso la patria doveva assumere il tono commosso della celebrazione, non quello razio­nale della discussione di idee ancora valide.
Bovio espose chiaramente questa sua interpretazione riduttiva di Mazzini. Nonostante ciò, fu chiamato spesso a celebrare il grande genovese. Quasi annual­mente, in occasione del fatidico 10 marzo, prese la parola, a Napoli o altrove, e, cosa che desta una certa meraviglia, a lui la famiglia Nathan affidò l'incarico di scrivere una biografia di Mazzini. Evidentemente la ricchezza dell'erudizione e lo scintillio delle immagini con cui Bovio ammantava i concetti nascondevano, anche agli occhi di ferventi mazziniani, la sostanza dell'opinione che il Nostro aveva dell'Apostolo.2) Bovio, quindi, di Mazzini si interessò in molte occasioni; ci restano gli interventi più notevoli, scaglionati lungo l'arco di un trentennio, dal discorso pronunziato a Napoli il 14 marzo 1872 per la scomparsa del grande agitatore, a quello dell'ottobre 1902 a Pisa, al congresso del partito repubblicano. Ciò permette di precisare il giudizio che Bovio diede su Mazzini, e verificare se tale giudizio mutò nel corso degli anni.
A differenza del fratello Gennaro, che militò nelle file (mazziniane fino alla Comune, e sognò a lungo un'utopistica fusione tra mazzinianesimo e socialismo, Giovanni Bovio, avvicinato nei 1867 a Tran! da Edoardo Pantano, non aderì all'Alleanza Repubblicana Universale, e poi, trasferitosi a Napoli, non si uni al gruppo mazziniano locale, allora, tra l'altro, in crisi. Il giovane pugliese, come abbiamo detto, stava elaborando un suo pensiero originale, che veniva illustrando in articoli e volumi, e andava rapidamente emergendo con persona­lità propria tra i leaders della democrazia.
') Sul Bovio cfr. la voce di A. SCIROCCO in Dizionario Biografico degli Italiani, voi. XIII, Roma, 1971, e la bibliografia ivi citata.
2) Lo stile di Bovio aveva forma breve, assertiva, non di analizzatore e di critico, ma di uomo di fede e di visione lontana, che lasciava intendere più che dicesse, che aveva tal suono armonioso da preoccupare i lettori, e soprattutto gli ascoltatori, i quali s'incanta­vano alla parola e non indagavano il contenuto : A. TORBE, Giovanni Bovio, in Nuova Antologia, a. 38, fase. 756 del 16 giugno 1903.
3) Sui mazziniani napoletani e sui primi anni della vita politica di Bovio si veda