Rassegna storica del Risorgimento
BOVIO GIOVANNI; MAZZINI GIUSEPPE
anno
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1980
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pagina
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179
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Giuseppe Mazzini e Giovanni Bovio 179
e Chiesa; Mazzini solo, Mazzini primo, posto tra gli uni e gli altri, proclamò la formula Dio e popolo.
Formula solenne questa ed unica ed ardita ed educatrice nel tempo in cui sorse il fortissimo di quanti sono uomini moderni e antichi. Iddio era ritornato dall'esilio come risultamcnto necessario dell'azione negativa della Ragione individuale e oclocratica; era ritornato come unico regolo possibile e sovrano contro l'arbitrio soverchiatore di uno o delle maggioranze; come unico moderatore e legame sociale contro il seme dissolvente dell'arbitrio individuale. La scuola teologica, espressione della Santa Alleanza, gli dava le vecchie sembianze e le tinte fosche di Agostino; suo interprete faceva la Chiesa, e per la Chiesa il Pontefice. Era un Dio ferocemente guelfo e accomodabile alla superbia del settimo Gregorio. Hegel camminava innanzi, ma non usciva dalla sua nazione. Vide l'Assoluto elevarsi all'umanità, l'umanità allo Stato e nello Stato allogò il Dio presente, il quale si concreta nella santità inviolabile del monarca. Un dio ghibellino pieghevole agl'intendimenti di un Napoleone I o di un Carlo V. Mazzini prende Iddio (e come farne senza dopo la rovina della Dea Ragione?), lo trae dalla Chiesa, lo trae dallo Stato, sconsacra Pontefice e monarca, e avventa Iddio in mezzo al popolo. Iddio è repubblicano, il popolo è consacrato. L'uno si integra nell'altro, e il suo Iddio è vero in quanto fa la redenzione della sua plebe (...).
Mazzini primo consacra il popolo e gli trasfonde la santità di Dio. Primo san tifi catore d'ogni popolo si volse prima che ad altro al popolo italiano, il quale come meno credente nel passato poteva farsi cominciatore d'una terza fede e di una terza civiltà. Non guardò, dunque, l'Italia nell'Italia, ma nel mondo. Esaltando il popolo il vide qual è tra la tradizione e la scienza, tra la memoria e i presentimenti, retrivo e progressivo. Tra questi contrari impulsi intravide che termine medio doveva essere lo Stato. E per questo dispettò lo Stato italiano traente al marcio, povero d'iniziative e di sapiente baldanza, e trascinato pei capelli sulle vie dei tempo! Esaltò il popolo, non l'adulò: spesso meglio che parole gli mandò vampe e fulmini. Intese solo che alla vecchia infausta alleanza tra Stato e Chiesa poteva e doveva opporsi la nuova alleanza tra Dio e Popolo. L'intese e la predicò e la crede, e la sostenne e col pensiero e con l'azione, ed ora e sempre, e due cose ne trasse, le nazioni e i plebisciti. Senza questa febbre insanabile e ostinazione sapiente non si hanno né apostoli, né riformatori, né vincitori. Non si rimase contento a proclamare la sua formula; ma l'esplicò nella letteratura, nella filosofia, nell'etica, nella economia, nella storia, e tornò critico nuovo ed insigne. Autodidascalo che osò pensare prima del tempo e morì pensando. Onde chi gli disdisse fama e valore di uomo politico non gli potè negare fama di pensatore profondo e di carattere unico al mondo.
Dopo la protesta morale di Dante, giuridica di Valla, isterica di Machiavelli, filosofica di Bruno, geometrica di Galileo, democratica della rivoluzione francese, quella di Mazzini è di tutte la più universale e comprensiva. Così io l'intendo correndo da Dante a Mazzini. E vi corro non a pompa d'erudizione (roba da pedanti), ma perché cosi veggo la compianta persona uscire dal fondo del tempo, trarsi innanzi, delinearsi, crescere gigante, occupare il secolo e lasciarlo sospeso e pensoso sul suo feretro. Io che cosi noi posso né esagerare né menomare, io devo chiamar Lui grandissimo e la sua grandezza parte venerabile della gloria nazionale. In altra guisa odo parole, non vedo Mazzini.
Lo glorificheranno le generazioni, che questo non chiameranno secolo di Napoleone, o di Canova o degli operai, ma di Mazzini dice Bovio venendo al giudizio crìtico . Maestro ostinato, auspice indomabile oppose il suo pensiero ai regnatori armati e tremanti. Nell'Italia è il vuoto della sua persona; nel mondo è la pienezza del suo pensiero! Lo glorificheranno le generazioni, ma il diranno morto a suo tempo. Egli ritiravasi dalla vita quando il suo Dio ritiravasi dalla Natura e dalla Storia, dove era tornato come argine alle trasmo-danze della Dea Ragione, non più come dominatore del pensiero e della materia. Quel Dio propiziatore della Santa Alleanza assopiva, non destava le moltitudini. Il dovere più santo di Lui cercava le sue determinazioni nella franca dignità umana. Migliore Iddio esso Mazzini destava i popoli meglio col ricordare ad essi la loro natura e il loro destino che aggiogandoli ad un mito assolutamente soverchiato dalla scienza. Come infatti la ragione correggeva la sua individualità e più si agguagliava a sé medesimo, più il popolo saliva e più Iddio ai ritirava.