Rassegna storica del Risorgimento

BOVIO GIOVANNI; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1980>   pagina <181>
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Giuseppe Mazzini e Giovanni Bovio 181
Un discorso che Bovio condusse in maniera personale, distinguendosi sia dai mazziniani, non disposti a rinnovare il sistema del Maestro, sia dagli interna­zionalisti, che respingevano in blocco le teorie mazziniane. Nel proposito di rendere giustizia a quello che gli sembrava vivo di Mazzini senza accettarne il verbo sta la singolarità di Bovio, il quale sentì costantemente il fascino del-1 Apostolo, ne illustrò la figura in molte occasioni, pervenne, in fine, ad un riconoscimento della sua attualità politica inizialmente negato.
La peculiarità del rapporto Bovio-Mazzini e, lo ripetiamo, la possibilità di documentarne lo svolgimento anche con scritti poco noti, ci ha indotti ad una puntualizzazione, che riteniamo non priva di interesse.
Ritorniamo al primo giudizio, espresso nel '72: esso era largamente nega­tivo. I mazziniani napoletani, infatti, presero le distanze dal filosofo tranese: Noi non dividiamo le opinioni di Bovio. Egli ha voluto rimpicciolire Giuseppe Mazzini e il suo Dio... , scrisse II Popolo d'Italia in calce al riassunto della celebrazione e, quando, dopo qualche giorno, la commemorazione fu pubbli­cata in opuscolo, Nicola Del Vecchio pose acutamente la questione: con la sua formula Mazzini aveva segnato una reazione o una nuova rivoluzione? Il suo Dio, cacciato dalla scienza, si doveva ritenere bandito dalla coscienza sociale e fuori della Storia?
È da quest'altro punto che il Bovio doveva guardare Mazzini sosteneva Del Vecchio ; poiché egli non fu solamente un pensatore come Kant, Hegel ed altri; egli fu azione, fu attività, fu rivoluzione. A chi adunque doveva egli domandare le ragioni dell'esistenza di Dio? Non alla teologia, non alle scienze empiriche, ma alla coscienza sociale; è qui ch'Egli trovò il Dio e lo pose a capo della sua formula, e come rivoluzionario il Mazzini aveva bisogno di due forze, Dio e gioventù, e le giocò entrainibe (...). Il Dio di Mazzini vivente nella coscienza sociale era appunto il simbolo della fede nuova per la nuova rivoluzione. I pen­satori demoliscono a loro comodo, gli uomini d'azione prendono la coscienza storica colà dove si trova, colà dov'è giunta per spingerla oltre .
Del Vecchio concludeva ribadendo la validità storica della formula mazzi-niana, perché, se si poteva capire e rispettare l'individuo ateo, si doveva temere una società priva di fede.8) Era un invito ad intervenire nel dibattito sui pro­grammi politici, e Bovio lo accolse a suo modo. Egli non credeva alla possibilità di un adeguamento del mazzinianesùno alla mutata realtà italiana. Guardava con interesse all''Internazionale interprete di nuove esigenze, ma neanche delle sue teorie era convinto. In realtà Bovio assegnava a se stesso il ruolo di mediatore tra le divergenti teorie, e si accingeva a proporre una dottrina, che, superando
sto, in AÀ.VV., I/associazionismo mazziniano, Roma, Comitato di Roma dell'Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, 1979.
7) TI quotidiano napoletano II Popolo d'Italia il 14 marzo fece la cronaca della mani­festazione (in cui, tra l'altro, fu iniziata una sottoscrizione per un monumento a Mazzini) e riportò un ampio sunto del discorso di Bovio, con poche parole di commento con cui si dissociava dal Bovio. Il 15 il giornale pubblicò là prima parte del discorso tenuto nella stessa occasione da un altro democratico, Benedetto La Vaccara (la seconda apparve il 16), ed una lettera di Bovio, il quale affermava che le sue idee su Mazzini non erano quelle esposte: il direttore difese la validità del riassunto, ohe poteva essere smentito solo dall'originale.
8) Dopo la pubblicazione in opuscolo del discorso di Bovio, sul Popolo d'Italia del 28 marzo Nicola del Vecchio confermò la validità del riassunto fatto dal giornale e si sof­fermò sul giudizio dato su Mazzini dal professore tranese. Su Del Vecchio efr, A. SCIROCCO, Democrazia e socialismo cit.? ad nomea.