Rassegna storica del Risorgimento
FERRARI GIUSEPPE; LOVETT CLARA MARIA SCRITTI
anno
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1980
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pagina
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291
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A proposito di Giuseppe Ferrari
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idee nel Risorgimento; e non ho difficoltà ad ammettere che molti spunti mi sono venuti proprio da questo libro della Lovett, un lavoro complessivamente ben calibrato anche se alle volte incline a trarre dall'attualità e dai suoi problemi il metro per misurare il valore di certe posizioni ferrariane: un peccato che si può perdonare in forza dell'utilità del volume, così come si può perdonare quell'ingenua e tutto sommato oziosa ipotesi finale sul disagio in cui si troverebbero nell'Italia di oggi Cavour e Mazzini per la mancanza di quelle qualità che invece farebbero di Ferrari the only one who might stili find a place in the present order of tliings . 166> Ma purtroppo Ferrari non è solo l'incarnazione dell'anticonformismo italiano dell'Ottocento: se proprio vogliamo raccogliere la provocazione, sarà magari utile ricordare il Ferrari che, pur vantandosi di aver fatto consistere l'intero progresso italiano nel progresso della conquista della ragione sull'autorità ,167) troppe volte aveva rovesciato i termini per esaltare le conquiste dell'autorità sulla ragione e farsi apologeta del dispotismo; e sarà utile ricordare il Ferrari che in più di un'occasione aveva esternato il suo disprezzo per la democrazia formale: allora concluderemo che senza dubbio un Ferrari così fatto è meglio che resti là dove la fine della sua vicenda terrena lo ha portato.
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Per terminare vorrei offrire un piccolo contributo alla conoscenza di alcuni momenti particolari della vita del filosofo milanese: ora che possiamo dire che tutti gli aspetti della sua esistenza materiale sono adeguatamente ricostruiti, può forse essere utile chiarire ulteriormente, attraverso le sue stesse parole, alcuni dettagli di non secondaria importanza. Quelle che ora presentiamo sono quattro lettere di Ferrari, per essere più precisi tre lettere ed un frammento: sono scritte in francese e risalgono al biennio 1848-49. Destinatario della corrispondenza è Gaspare Gorresio, 168> orientalista, studioso del sanscrito, traduttore di antiche opere delle letterature indiana e cinese. Nel 1838 era stato mandato a perfezionare i suoi studi a Parigi: era l'anno in cui vi giungeva anche Ferrari; e nel 1843 aveva cominciato a pubblicare una monumentale traduzione in ita* li ano del Ràmàyana, poema epico indiano: per completarla gli occorsero complessivamente undici volumi e 24 anni di lavoro.l69) Tornato in Italia, dal '52 al '55 Gorresio occupò a Torino la cattedra di lingua e letteratura sanscrita; dopo l'Unità fu direttore della Biblioteca dell'ateneo torinese e certamente fu lui ad orientare gli studi di storia cinese di Ferrari, consigliandogli i testi su cui informarsi e all'occorrenza facilitandogliene il prestito. Malgrado il suo nome compaia solo una volta nel lavoro della Rota Ghibaudi,170* Gorresio dovette essere per lungo tempo uno degli amici più discreti e più fidati di Ferrari, nonostante la discrepanza di vedute che traspare dalle lettere che questi gli indi
te Ivi, P- 221.
M7) In un discorso del 26 marzo 1861, riportato in A. LEVI, Il pensiero politico ... cit., p. 230, nota 4.
168) Su di lui sì veda l'Enciclopédia Treccani, voi. XVIII, ad nomen; e si legga l'affettuoso ricordo tracciato di recente da un discendente illustre (VITTORIO GORRESIO, La vita ingenua, Milano, Rizzoli, 1980, pp. 72-75).
tó9) Ràmàyana, poema indiano di Valmici, 11 voli., Parigi, Stamperia reale, 1843-
1867.
no) Anche qui come destinatario di una lettera di Ferrari: ROTA GHIBAUDI, Ferrari, p. 246.