Rassegna storica del Risorgimento
MARCHETTI GIUSEPPE
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1980
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306
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306
Anton Maria Scarpa
Prendono alloggio in via Taverna Penta 90, in una zona popolare di Napoli. Da qui Giuseppe partirà per seguire ancora una volta Garibaldi nel suo nuovo, disperato tentativo di risolvere con la forza la questione romana s>. Nello Stato di taluni degl'individui che fecero parte della colonna di Volontari sotto gli ordini del Generale Nicotera nel 1867 del Comitato Napolitano per l'organizzazione e soccorso di essa , il Marchetti (12a Compagnia) figura al n. 349.m) Il 1 agosto 1871, il Comune di Roma gli conferirà la medaglia de' benemeriti della liberazione dell'Urbe.
Dopo la sfortunata impresa del 1867, il Marchetti ritorna a Napoli, dove terminerà i suoi giorni. Dalle lettere esistenti presso l'Archivio Centrale dello Stato, appaiono indirizzi sempre diversi: vico B. Regina 46, vico S. Sepolcro 30, strada Speranzella 41, vico Galera (o delle Grazie) 25. Ci par di vederli questi poveri Marchetti, che cambiano continuamente casa, inseguiti dai creditori!
La madre scrive con insistenza al Governo, prima a Firenze e poi a Roma, nella speranza di ricevere un aiuto in denaro. Le rispondono raramente, usando un freddo linguaggio burocratico ( Duole al sottoscritto di non poter dare favorevole evasione... ). Solo due volte (il 16 maggio 1876 ed il 25 giugno 1878), il Ministero dell'Interno concederà un aiuto alla Tessaro, inviandole dapprima cento lire (non riscosse perché irreperibile ), e poi altre cinquanta.
Gli ultimi anni di vita del giovane garibaldino dovevano essere stati particolarmente amari. I suoi polmoni sono a pezzi, i creditori non danno tregua. Le richieste di aiuto, inoltrate dalla madre, che se lo vede morire sotto gli occhi, si fanno sempre più pressanti. In una lettera, datata 11 luglio 1874, la Tessaro cosi scrive al Ministro dell'Interno:
...Lo stato della supplicante è miserevole oltremodo. Tutto ha pignorato, ed essa non sa come sostentare la vita, che, qua! Veneziana, non ha in Napoli alcuna conoscenza, onde ricorrere nelle sue necessità. V.E. è conosciuta pel Suo cuore generoso: non voglia perciò abbandonare una donna alla sventura...!
La risposta, indirizzata non a lei ma al Prefetto di Napoli, è del solito tenore:
Prego la S.V. perché voglia far sentire alla petente che, pur commiserando le infelici condizioni economiche nelle quali rappresenta di trovarsi ridotta, sono spiacente di non poterle accordare il sussidio invocato, per l'assoluta deficienza di fondi all'uopo disponibili.
La parte finale è, però, più secca del solito:
In pari tempo vorrà farle comprendere che sarebbe inutile presentare nuove domande allo stesso scopo, in quanto che non potrebbero conseguire risultato diverso.
Passano cosi altri due anni pieni di stenti. Il continuo cambiamento di abitazione impedirà (come si è detto) ai Marchetti di ricevere il sussidio di cento lire, accordato nel 1876 dal governo Depretis. In calce all'ordine di pagamento c'è, infatti, questa annotazione: Il Prefetto di Napoli ha informato che la Marchetti non abita al Vico S. Sepolcro n. 30, e quindi non sa come avvertirla . E pensare che quel denaro sarebbe stato prezioso per Giuseppe, che sta chiudendo la sua breve ed agitata esistenza a Napoli, in una città gaia e rumorosa
<> Archivio Capitolino. Roma: pratica 4839.