Rassegna storica del Risorgimento
PERUGIA STORIA 1860-1861; TORINO STORIA 1860-1861
anno
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1980
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pagina
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308
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UNA PROPOSTA PER TRASFERIRE LA CAPITALE DA TORINO A PERUGIA
Con un documento, credo, inedito, senza indicazioni cronologiche e che, nonostante la premessa, è rimasto anonimo, contenuto nel fondo Crispi presso l'Archivio centrale dello Stato,1} alcuni cittadini di tutte le provincie libere d'Italia avanzarono a Vittorio Emanuele II la richiesta di trasferire la capitale da Torino a Perugia.
Il documento, che potrebbe apparire, ad una prima analisi, l'espressione di una mera rivendicazione municipalistica, senza costrutto e senza utilità, si dimostra interessante tanto sotto il profilo formale quanto sotto quello sostanziale. Per il primo aspetto occorre dare ad esso una datazione logica ed obiettiva mentre per il secondo aggiunge un ulteriore elemento alla ricostruzione delle vicende politiche nell'Umbria, da pochissimi giorni acquisita al Regno unitario. Non si può poi trascurare un'altra considerazione, questa volta storiografica: con la pubblicazione del documento si reca un contributo, non voglio pretendere basilare, ma spero utile per il superamento delle lacune informative, lamentate giustamente da Fiorella Bartoccini. 2> E tanto per riferirci ancora alla stessa studiosa, come non pensare che ora si offre uno spunto alla soluzione del problema del passaggio, del raccordo fra due mondi, cosi diversi, quello pontificio e quello italiano, quello della lotta liberale e nazionale, e quello dell'assetto postunitario , rimasto per lo più ignorato, o condensato in sintesi rapidissime, e spesso un po' superficiali ?3)
Il 4 e 5 novembre 1860, a due mesi dalla conquista da parte delle truppe di Della Rocca, gli umbri approvarono largamente l'annessione alla Monarchia costituzionale del re Vittorio Emanuele II e il 17 dicembre successivo, il sovrano da Napoli decretò che le Provincie dell'Umbria avrebbero fatto parte integrante, con fedeltà alla formula, della monarchia costituzionale a partire dalla stessa data.4)
Nello stesso giorno il re dichiarava sciolta la Camera subalpina e firmava la nuova ripartizione delle circoscrizioni elettorali, nella quale erano assegnati all'Umbria 10 seggi.
Ora, considerato concluso il periodo piemontese, soprattutto per le dimensioni geografiche del nuovo Stato, che, accrescendosi, aveva posto Torino alla estremità della frontiera settentrionale , e vista acquisita formalmente l'Umbria al regno, alcuni esponenti politici, a mio avviso, proprio in questi giorni (seconda metà di dicembre) dovrebbero aver posto mano alla redazione della richiesta.
Se è opinabile l'indicazione del termine a quo, non ci possono essere equivoci in quella del termine ad quem: il 3 gennaio 1861, infatti, contestualmente alla firma del decreto di indizione dei comizi, per il 18 febbraio successivo venne
l> ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Fondo Crispi, Archivio di Stato di Palermo, b, 16, fase. 115, aottofasc. XVI.
2) F. BARTOCCINI, La lotta politica in Umbria dopo l'Unità, in Prospettive di storia umbra nell'età del Risorgimento - Atti deWVIII convegno di studi umbri (Gubbio-Perugia, 31 maggio-4 giugno 1970), Gubbio-Perugia, 1973, p. 181.
3> Ibidem.
4) Decreto n. 4501 del 17 dicembre 1860.