Rassegna storica del Risorgimento

PERUGIA STORIA 1860-1861; TORINO STORIA 1860-1861
anno <1980>   pagina <310>
immagine non disponibile

APPENDICE
PROPOSTA ANONIMA DI TRASPORTARE LA CAPITALE DA TORINO A PERUGIA
Alli Signori rappresentanti del Popolo italiano, Signori,
I sottoscritti cittadini di tutte le Provincie libere d'Italia rette da re V.E.
attesoché scopo precipuo ed unico di tutte le provincie italiane che suc­cessivamente negli ultimi avvenimenti si riunirono in un solo Stato, con V.E. re costituzionale, fu quello di creare PUNITA della patria, e non mai di aggre­garsi ad una provincia e riconoscere l'egemonia politica di alcuna tra esse;
attesoché questa verità incontrastabile è espressa in termini imperativi nel plebiscito delle provincie meridionali;
attesoché Roma per grandezza storica, venerate memorie, monumenti, posizione centrale fu considerata sempre da italiani e stranieri qual capitale d'Italia;
attesoché Roma geme tuttavia sotto il giogo papale, ed è, contro ogni diritto delle genti, occupata sempre dallo Straniero;
attesoché é dovere dei rappresentanti del popolo di protestare con ogni mezzo possibile contro questo iniquo stato di cose e promovere in ogni modo il conseguimento della volontà nazionale;
attesoché mezzo efficacissimo a tale scopo sarebbe quello di trasportare la sede del Parlamento in una città vicina a Roma, onde la maestà della rap­presentanza nazionale pesasse di tutto il suo peso sulle deliberazioni dei nostri nemici ed indicasse apertamente quali sono le intenzioni e i voleri del popolo italiano;
attesoché Perugia, appartenente già agli antichi domini pontifici è città vicina a Roma, e per le recenti stragi protesta vivente contro la tirannide sacer­dotale;
attesoché è necessario d'altronde che il Parlamento nazionale sia collo­cato per quanto si può nel centro d'Italia onde sia maggiore [la potes]tà poter ricevere e tramandare su tutti i punti del paese [le] aspirazioni e i voti del popolo;
attesoché per le ragioni anzidette la città di Torino, posta all'estremità della frontiera settentrionale, non potrebbe ragionevolmente continuare ad essere la sede del governo e del Parlamento;
attesoché la magnanima Torino che già diede tante prove d'amore all'Ita­lia sarà la prima ad acconsentire, siam certi, al necessario sacrificio;
attesoché, durante la schiavitù di Roma, ed all'oggetto di evitare gare e gelosie tra le grandi città é conveniente scegliere per sede del Parlamento una piccola città secondaria onde il momentaneo onore non possa servire di prece­dente in avvenire*
Per questi motivi i sottoscritti chieggono:
Piaccia al Parlamento nazionale trasportare la sua sede nella piccola città di Perugia per ivi tenere le sue sedute sino all'intera evacuazione di Roma per parte dello straniero.