Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA POLITICA ESTERA 1864; TUNISIA STORIA 1864
anno <1980>   pagina <319>
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La crisi tunisina del 1864
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militari e finanziari adeguati. L'impegno preso dinanzi al Parlamento escludeva qualsiasi intenzione di avventurarsi in una conquista africana e confermava quell'indirizzo politico allora seguito e alcuni anni dopo difeso dal Minghetti stesso in un intervento parlamentare il 28 novembre 1880,43> Respingendo la critica che il Cairoli, senza voler fare il processo al passato, rivolgeva alla poli­tica rassegnata della Destra rispetto alla Tunisia, il Minghetti ribatteva che essa fu tanto poco rassegnata, che in un momento nel quale l'Italia era in difficoltà gravissime interne, pure, in previsione dell'ingresso di altre potenze a Tunisi, si era risoluto di sbarcarvi pure le nostre truppe, affinché non potesse esservi occupazione permanente a danno dell'indipendenza di quel paese e definiva con chiarezza la linea politica seguita nella questione tunisina affer­mando: Non è già che l'Italia voglia divenire padrona dei territori, ma le importa di sostenere l'indipendenza della Reggenza. Questa è la politica che noi abbiamo seguita e spero che l'onorevole presidente del consiglio seguirà per l'avvenire . Ancora una volta, rispettare i diritti di tutti, difendere la legittima influenza italiana, non consentire in alcun caso, che sia violata l'autonomia della Reggenza . Nel 1880 erano confermati quegl'intenti che avevano guidato la politica italiana nel 1864.
Anche se può sussistere qualche dubbio che i propositi del Minghetti fossero sempre stati così modesti nel 1864,44) in realtà è difficile supporre che con due reggimenti, un battaglione e una compagnia si potessero seriamente nutrire ambi­ziosi disegni di conquista; ci sembra invece corrispondere al vero che quel­l'esiguo contingente di truppe servisse al massimo alla difesa dei connazionali residenti e ad attestare la presenza italiana a Tunisi, qualora si fosse reso necessario uno sbarco combinato con Francia e Inghilterra.455 Quanto affermava alla Camera nel 1880 il Minghetti coincideva con le decisioni prese e l'atteggia­mento ufficialmente assunto durante la crisi tunisina del 1864. È una conferma che, se mai ci furono tentazioni o velleità di un intervento unilaterale, esse ven­nero messe da parte in considerazione delle difficoltà e dei gravi rischi a cui si sarebbe andati incontro suscitando soprattutto l'ostilità della Francia. Ostilità e opposizione che non potevano essere rimosse dal fatto che Napoleone III si sa­rebbe dimostrato non contrario a una spartizione della Tunisia tra l'Italia e la
*3) Atti Parlamentari. Legislatura XIV. I sessione. Camera dei deputati. Discussioni. Tornata del 25 novembre 1880, p. 1921: intervento del Cairoli: L'influenza italiana [a Tunisi] fu per lunga serie d'anni lasciata in completo abbandono . Tornata del 28 novem­bre 1889, p. 2006: intervento del Minghetti, riprodotto anche in M. MINGHETTI, Discorsi parlamentari, Roma, 1890, voi. Vili, pp. 42-62, in particolare p. 47.
44) F. CHABOB, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Bari, 1951, p. 541. Se, come sostiene lo Chabod, nel 1880, in un momento in cui la questione era già grave­mente compromessa, l'ottenere il mantenimento sicuro dello statu quo sarebbe stato un bel successo per l'Italia , non si vede perché lo stesso scopo non potesse essere altrettanto soddisfacente nel 1864 allorquando le condizioni interne e internazionali dell'Italia erano molto più precarie e deboli che nel 1880. Se nel 1864 fu una scelta obbligata, invero non ]o fu al congresso di Berlino e nel 1880, o lo fu molto meno, essendo mutato il quadro internazionale e sfuggita l'Italia alla tutela francese. Per queste considerazioni ci sembra che i progetti di Minghetti dovessero necessariamente essere più modesti nel 1864 che
nel 1880.
45) GANJACE, Lea origines cit., pp. 253-254. Mestre il De Bcauval proponeva l'appog­gio di 30.000 uomini per combattere i ribelli, il maggiore Ricci, in vista di un'azione com­binata con la Francia, domandava al ministro della guerra Della Rovere un corpo di circa 4.000 uomini; l'ammiraglio Albini ne chiedeva invece 10.000.