Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA POLITICA ESTERA 1864; TUNISIA STORIA 1864
anno <1980>   pagina <321>
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La crisi tunisina del 1864
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Non si trattava che di un sondaggio e la risposta dell'Imperatore non impe­gnava il governo francese: ne dubitava persino il Cam baro ita, al quale il De Beanval aveva indicato come alternativa per il governo francese intendersi con Torino per una occupazione italiana e distruggere in tal guisa qualunque spe­ranza dell'Inghilterra . Ma, osservava acutamente il console italiano, De Beauval porta la questione tunisina in una sfera molto più elevata di quello che lo permettano forse le attuali condizioni della politica europea, e che in tale ordine di idee potrebbe benissimo non trovarsi secondato dal suo Governo .51)
Trent'anni dopo gli avvenimenti, in una lettera indirizzata al Nigra il 29 maggio 1894. Visconti Venosta ricordava che Napoleone III, durante le tratta­tive per la questione romana, aveva dichiarato al Nigra che Be l'Italia avesse creduto di andare a Tunisi, egli non si sarebbe opposto . Secondo il Visconti Venosta, l'incidente tunisino era stato singolarmente esagerato [...], conside­randolo come una occasione nella quale la Tunisia fu messa a disposizione del-l'Italia e questa rifiutò di occuparla . Giustamente Visconti Venosta osservava che le parole dette dall'Imperatore sotto gli alberi di Fontainebleau avreb­bero incontrato l'opposizione del suo ministro degli esteri Drouyn de Lhuys; l'Italia cercava invece d'impegnare l'Imperatore in un'alleanza franco-inglese per la questione danese e di concludere con un accordo la questione romana. In­somma concludeva Visconti Venosta la guerra con l'Austria o la Conven­zione di settembre. Mi pare un po' difficile che il Governo italiano avesse a sce­gliere quel momento per andare in Àfrica e sostituire Tunisi a Venezia od a Roma . 52)
Queste considerazioni, che potrebbero sembrare dettate dal senno del poi, risultano invece coerenti con le disposizioni impartite dal Visconti Venosta du­rante la crisi del 1864 e con la linea di condotta scelta e perseguita: statu quo della Reggenza e accordo con Francia e Inghilterra. Ciò, tuttavia, non escludeva una più riservata e quindi occulta politica mirante a cogliere un'eventuale, ma assai poco probabile, occasione favorevole per un intervento italiano. Così l'in­vito del Nigra a compiere un energico passo anche con la forza , con o senza l'accordo con Francia e Inghilterra, essendo tali e tanti gl'interessi italiani da legittimare all'occasione anche un'azione isolata e indipendente ,S) lungi dal giustificarsi con la certezza di non suscitare pericolose reazioni a Parigi , certezza che non esisteva, appare un suggerimento per lo meno arrischiato che non teneva conto del rapporto delle forze in campo e ignorava le conseguenze derivanti da un'iniziativa unilaterale che avrebbe leso gl'interessi delle due mag­giori potenze e, priva di un accordo esplicito e formale con i governi inglese e francese, non avrebbe avuto alcuna probabilità di successo. Non erano sufficienti le parole dette sotto gli alberi di Fontainebleau a garantire all'intervento italiano la necessaria copertura diplomatica che una simile impresa avrebbe richiesto. H Drouyn de Lhuys ammoniva: Le cabinet de Turin doit se préoccu-
SD D DI, V, n. 70: Gambarotta a Visconti Venosta, Timisi, 26 luglio 1864,
52) La lettera del Visconti Venosta al Nigra è riprodotta da CIIAHOB, Storia della poli­tica estera italiana cit., p. 542.
53) DDI, IV, n. 735: Nigra a Visconti Venosta, Parigi, 12 maggio 1864.
54) De LEONE, La colonizzazione cit., p. 264, nota 93. Giustifica il deciso linguaggio dei Nigra solo con la certezza di non suscitare pericolose reazioni a Parigi .