Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA POLITICA ESTERA 1864; TUNISIA STORIA 1864
anno <1980>   pagina <327>
immagine non disponibile

La crisi tunisina del 1864
327
su richiesta del bey il Gambarotta tentò una mediazione per ridurre l'inflessibile opposizione del De Bauval contro il primo ministro, senza ottenere un esito del tutto soddisfacente: i due consoli si scambiarono visite, ma rimasero fermi nelle loro convinzioni.79)
In precedenza il Gambarotta aveva ricevuto dal bey e da al-Khaznadar l'as­sicurazione che essi non avrebbero mai chiesto l'intervento della Porta e che vedrebbero di preferenza volentieri una occupazione italiana isolata , previo accordo con Parigi e Londra. W Le dichiarazioni del bey non trovarono credito presso il Visconti Venosta, convinto che simili proposte fossero state fatte agli altri consoli e soprattutto che il bey temesse più che non desiderasse lo sbarco di truppe straniere.81) Il bey, sebbene formalmente dichiarasse che in caso estremo avrebbe richiesto il concorso contemporaneo di Francia, Inghilterra e Italia, riconfermava in un colloquio col Gambarotta la sua preferenza per uno sbarco italiano.821 Ma il tono confidenziale e riservato della dichiarazione fatta al Gambarotta ne limitava il significato e valore politico nonché l'efficcia pratica, giacché quelle che contavano erano le decisioni e le scelte ufficialmente prese. Invero, in un colloquio con De Beauval il bey, sapendo che Francia, Inghilterra e Italia erano di massima d'accordo nell'escludere un intervento isolato, asserì che al momento opportuno avrebbe fatto appello alle tre potenze per riportare ordine e calma nella Reggenza.831 Nel gioco diplomatico del bey la preferenza per l'Italia poteva avere ima sua ragione nell'intento di affidarsi a quella delle tre potenze che appariva ed era la più debole e quindi meno temimile, riducendo così il rischio che un eventuale intervento di soccorso si trosformasse in occupa­zione permanente.
In ogni modo, pur ammesso la buona fede e la sincerità dei sentimenti ami­chevoli del bey verso l'Italia, la posta in gioco era tale che l'intervento sarebbe stato in ogni caso deciso e attuato passando sopra qualsiasi professione di ami-
7--' DDL V, tu 14: Gambarotta a Visconti Venosta, Tunisi, 6 luglio 1864. Mi duole che i miei sforzi per mettere in qualche accordo questi due miei colleghi di Francia e d'Inghilterra non siano riusciti che a ravvicinarli per poco materialmente .
* D DI, IV, n. 797: Gambarotta a Visconti Venosta, Tunisi, 15 giugno 1864.
M) DDI, IV, n. 817: Visconti Venosta a Gambarotta, Torino, 22 giugno 1864. Ma secondo ogni verosimiglianza il Bey teme più che non desideri uno sbarco di truppe stra­niere, né si può dare alcun valore alle parole da Lei riferitemi nell'ultimo suo rapporto, parole che furono probabilmente pronunciate anche nei colloqui del Bey con altri con­soli J>.
82) D D I, V, n. 14: Gambarotta a Visconti Venosta, Tunisi, 6 luglio 1864. a ... sono in grado di assicurare l'È. V. nel modo il più formale e più positivo che nel caso estremo Sua Altezza chiederà soccorso alla Francia, all'Inghilterra ed all'Italia contemporaneamen­te . Ma dopo questa dichiarazione formale, il bey, congedando il Gambarotta, gli disse e con visibile emozione che per non destare sospetti e rivalità, non poteva chiedere l'aiuto di una sola potenza e lo autorizzò a far conoscere al Re Vittorio Emanuele ed al suo Governo che le sue simpatie erano per l'Italia e che un intervento isolato dell'Italia, com­binato a Parigi ed a Londra, avrebbe tenuto lontano il suo paese dal pericolo di cadere in Scilla volendo evitare Cariddi.
B)DDI, V, n. 70: Gambarotta a Visconti Venosta, Tunisi, 28 luglio 1864. a II Signor De Beauval avendogli allora chiesto perché non chiamava in suo soccorso la Fran­cia, il Bey rispose che sapendo essere la Francia, l'Inghilterra e l'Italia d'accordo in mas­sima sulla questione tunisina, quando il momento sarà venuto farà appello a queste tre potenze lasciando alle stesse la cura di ricondurre l'ordine e la calma nella Reggenza. Garantisco all'È. V. la verità e l'esattezza relativa del surriferito colloquio.