Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA POLITICA ESTERA 1864; TUNISIA STORIA 1864
anno <1980>   pagina <337>
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La crisi tunisina del 1864
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L atteggiamento del governo italiano era convergente con la posizione as­sunta da quello francese; il Nigra comunicava il 2 febbraio che la Francia respin­geva recisamente il nuovo progetto, argomentando che il primo punto (libertà di mantenere lo statu quo tra Turchia e Tunisia) implicava che Turchia e Tunisia potessero introdurre dei mutamenti, e il secondo punto (neutralità) portava come conseguenza che ogni vertenza con Tunisi verrebbe considerata un'appendice della questione d'oriente. Ma il governo francese intendeva rassicurare l'Italia e attraverso il suo ministro degli esteri Drouyn de Lhuys dichiarava altamente, senza riserva e senza ambiguità di non avere alcuna intenzione di estendere i suoi possedimenti già troppo vasti nell'Africa. 136> Questa assicurazione parve più che sufficiente al La Marmora e preferibile alla neutralizzazione della Tuni­sia; mancando il consenso francese, non restava che confermare al Gambarotta 1 inopportunità di risollevare una questione che pareva per tacito consenso di tutti gl'interessati affatto lasciata in disparte .U7J
In effetti la crisi, con il suo ultimo strascico, era ormai risolta: privo di evi­denti risultati politici risultò il vaggio compiuto a Parigi, in segno di cortesia verso da Francia, dal generale Khereddin che di passaggio si fermò a Torino.138) Sebbene il nuovo console francese, Gustavo Duehesne de Bellecourt, continuasse a sognare , come il suo predecessore, rivolte e qualche brutto scherzo da parte inglese, il console italiano, Giuseppe Pinna, succeduto al Gambarotta, po­teva comunicare al La Marmora il 2 maggio 1865 che senza nuove cause im­pellenti non verrà punto la pace., turbata nella Tunisia .
Se non è sostenibile che nella crisi tunisina del 1864 l'Italia abbia perso l'occasione di andare in Africa da sola o partecipando con la Francia a una spartizione della Tunisia (ipotesi già respinta dal Visconti Venosta), si può forse recriminare il mancato appoggio italiano a una neutralizzazione della Reggenza. Anche in questo caso prevalse la scelta di allineamento alla politica della Francia, della cui amicizia sul piano internazionale non si poteva fare a meno, e la cui ostilità sarebbe stato follia provocare, né si può escludere l'arrière-pensée, l'intenzione occulta che la Reggenza, mantenuta nello stato di autonomia non garantita, restasse aperta a ogni possibile futuro intervento. Per l'immediato, il governo italiano poteva essere soddisfatto dell'assicurazione del governo fran­cese solennemente espressa dal Drouyn di non aspirare a estendere i propri pos­sessi in Africa. D'altra parte, mentre urgeva risolvere la questione di Roma e Venezia e non esisteva un chiaro indirizzo di politica coloniale, era per lo meno
a scostarsi da quella linea di assoluta riserva cui si attenne finora. Le confermo pertanto appieno il precedente mio dispaccio n. 13 del 25 gennaio... .
136) D DI, V, n. 559: Nigra a La Marmora, Parigi, 2 febbraio 1865.
137) D DI, V, n. 598, cit.
D D I, V, n. 662: L'Agente e Console Generale a Tunisi, Pinna, a La Marmora, Tunisi, 18 aprile 1865. Giuseppe Pinna sostituì il Gambarotta, il cui ultimo rapporto del 1 aprile, non pubblicato net D DI, informava della partenza per Parigi del generale Kereddin che doveva recarsi anche a Torino. Il Pinna aggiunse che al-Khaznadar gli comunicò Io scopo del viaggio, di consegnare cioè al re Vittorio Emanuele una lettera del Bey in rin­graziamento della parte presa dal Governo italiano ne' recenti fatti della Reggenza . Tut­tavia sospettava che si volesse predisporre i governi di Francia e Italia ad accogliere le proposte inglesi sullo statu quo.
1W D D I, V, n. 685: Pinna a La Marmora, Tunisi, 2 maggio 1865. Sulla perma­nenza del generale Khereddin a Torino informava che a il Bey ed il Kasnadar furono gran­demente soddisfatti dell'accoglienza usatagli in Torino .
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