Rassegna storica del Risorgimento

ALBANIA STORIA 1878-1886; ITALO-ALBANESI 1878-1886
anno <1980>   pagina <339>
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IL PRIMO INGRESSO DEGLI ITALO-ALBANESI NELLA POLITICA BALCANICA (1885-1886)
Ai primi del 1906 un attento scrittore politico austriaco di origine ceca, Leopold Freiherr von Chluinecky poi ulteriormente presente nella polemica avviatasi agli inizi del nuovo secolo per le varie iniziative di politica estera ed anche imprenditoriale dell'Italia nei Balcani1* aveva fatto risalire agli ultimi anni del secolo scorso, certo intervento degli Italo-Albanesi nella politica balcanica: nello scritto Die Italo-Albanesen und die BàUcanpolitik, com­parso sulla Oesterreichische Rundschau del novembre 1905-gennaio 1906 (fase. 60-61, p. 332), egli sottolineava come gli Italo-Albanesi avessero cominciato a muoversi e a dire una loro parola in fatto di politica balcanica negli ultimi anni della presidenza Crispi, e precisamente nel 1894-95. E questo non tanto o non solo in rapporto agli interessi italiani, ima soprattutto nel senso di ricercare spazio politico adeguato e possibilità di affermazione per la nazione albanese: meta ultima doveva essere la creazione di uno Stato indipendente albanese al di là dell'Adriatico.
Questo punto di vista pubblicistico e dunque politico del von Chlu­mecky ha bisogno, oggi, di notevole correzione. Il problema, infatti, del primo ingresso degli Italo-Albanesi di Calabria e Sicilia nella politica balcanica pos­siede un significato storico ben preciso: in primo luogo esso deve essere fatto risalire a un decennio prima; ma, soprattutto, va sottolineato come questo inter­vento, anche se si svolge in rapporto alla politica estera italiana che serve da punto di riferimento, si sviluppa in modo affatto autonomo. Anche se ci si muove, ovviamente, in sede di pubblica opinione, gli Italo-Albanesi e primo fra tatti il loro maggiore esponente culturale ed anche politico Girolamo De Rada non esitano ad esprimersi con assoluta indipendenza di giudizio; il loro sguardo è ben attento nell'allontanare soluzioni o compromessi che possano, domani, mettere in difficoltà l'unica meta da raggiungere, l'indipendenza del­l'Albania.
Come è bene ricordare, gli Italo-Albanesi erano stati intimamente partecipi del moto risorgimentale italiano; insieme, sin dalla metà del sec XIX, dall'Italia essi guardavano alla loro piccola patria lasciata dai loro avi, quattro secoli prima, al di là dell'Adriatico: con alla testa Girolamo De Rada essi avvertivano cioè che il moto risorgimentale italiano avrebbe trascinato con sé anche la rina­scita nazionale dell'Albania.
Qui, per certa preparazione lontana e recente, per le sollecitazioni che giun­gono dalla diaspora, per essere riusciti a mantenere bene in piedi una loro vigorosa classe dirigente di capi rispettati ma anche temuti dai Turchi, gli Alba­nesi cominciano a muoversi, specie a partire dalla pace di San Stefano del 3 marzo 1878 in poi. Le disposizioni di questo trattato fra la Russia e la Turchia assegnavano alla Serbia, alla Bulgaria e al Montenegro territori puramente albanesi, secondo quella linea di politica panslava e tendente ad estendere la influenza russa nei Balcani. La reazione fra gli Albanesi fu enorme, proteste
i) L. v. CHLDMEorf, ÒsterreicfirtJngarn und Halien. Dos westballcanische Problem und ItaUens Kampf um die Vorherrschaft in der Adria, Leipzig u. Wien, 1907; A. TÀM-BORRA, The rise of Italian Industry and the Ballcans (1900-1914), in Journal of Economìe European Bistory, 1974, pp. 87-120.