Rassegna storica del Risorgimento
ALBANIA STORIA 1878-1886; ITALO-ALBANESI 1878-1886
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1980
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340 Angelo Tamborra
furono inviate agli ambasciatori inglese e austriaco a Costantinopoli, mentre nella capitale ottomana veniva subito costituito un Comitato centrale per la difesa dei diritti della nazionalità albanese . Insieme, in vista del Congresso di Berlino prese vita a Prishtina (Prizren) la cosiddetta Lega Albanese o Lega di Prishtina, diretta quasi del tutto da musulmani: minacciati dalle aspirazioni espansive di Greci, Bulgari, Montenegrini e Serbi, gli Albanesi convenuti a Prishtina si pronunciarono a favore del mantenimento del dominio turco, quale unico mezzo per opporsi ad una spartizione del paese. Grazie all'azione della Lega e al minor peso della Russia (mentre da parte italiana si era declinata l'offerta di Bismarck e di Lord Derby di vedersi assegnata l'Albania come compenso > per la B osnia-Erzegovina, prevista per l'Austria), al Congresso di Berlino le pretese dei vicini furono frustrate, salvo rettifiche a favore del Montenegro che ottenne Antivari, Podgorica e minori distretti.
La Lega albanese proseguì la propria attività anche dopo il Congresso di Berlino, nell'intento di continuare a difendere i territori puramente albanesi dalla pressione dei vicini, cercando di ostacolare la cessione di quelli assegnati al Montenegro e opponendosi alle crescenti pretese dei Greci che, già in occasione del Congresso di Berlino, avevano avanzato pretese verso l'Epiro settentrionale. Negli anni successivi questa difesa dei territori albanesi si fa più marcata, allargandosi nell'opposizione a tutti i progetti che, nell'intento di risolvere la questione dell'Epiro, suggerivano di giungere a soluzioni federalistiche fra Grecia e Albania o, più ampiamente, nei Balcani.
In questo senso si era espresso accanto all'inglese Charles Dilke anche l'italiano Marc'Antonio Canini (1822-1891). Uomo anzi personaggio attivo e ben attivo, più con propositi velleitari (di chiara ispirazione mazziniana), sulla scena nazionale dei Balcani, egli si preoccupava molto che i problemi lasciati aperti dal Congresso di Berlino aprissero la strada a nuovi conflitti.
In armonia con le idee federalistiche centro-europee da lui definite, insieme ai maggiori esponenti della emigrazione ungherese da Kossuth a Klapka, da Tiirr a Pulzky nel Programme (Fune Confédération du Danube del 15 maggio 1862;2) nel dare conferma alla stessa predicazione mazziniana, espressa nello scritto Politica Internazionale del 1871, il Canini aveva vigorosamente sostenuto come fosse impossibile di costruire sulle mine dell'Impero ottomano uno stato unitario, sia greco, sia slavo o altro ; in particolare, considerava semplici chimere sia il panslavismo che il panellenismo. Egli infine non aveva mancato di svolgere certa opera di mediazione rispetto ai Greci presso gli Albanesi della Lega di Prishtina, giunti in Italia nel 1879, guidati da Abdul bey Frashri; ma si era sentito rispondere che nessun accordo era possibile in quanto i Greci vogliono dei sudditi, e non degli uguali . 3>
Non contento di questa velleitaria e irreale opera di mediazione, il Canini si era poi rivolto direttamente al ministro degli Esteri Pasquale Stanislao Mancini in un promemoria del 1 maggio 1879 su La questione dell'Epiro.
Premesso che per dare liberi e durevoli ordini a paesi in cui siano miste varie razze e parlanti lingue diverse conviene:
2) W. MATURI, Le avventure balcaniche di Marco Antonio Canini nel 1862, in Studi in onore di G. Volpe, Firenze, 1957, voL II, pp. 557-643; A. TAMBORRA, Canini M. A., in Dizionario Biografico degli Italiani, voi. XVIII, Roma, 1975, con Ubi.; F. GUIDA, Marco Antonio Canini e Ut Grecia, in Archivio Trimestrale, 1979, 3, pp. 457-471.
3) A. SMURÒ, Gli Albanesi e la questione balcanica, Napoli, 1904, p, 11.